giosamma01
Ominide
5 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La sera di Pascoli rappresenta un ritorno all'innocenza infantile, offrendo al poeta un rifugio dalla sofferenza e dal male.
  • I suoni della natura, come le campane e il gracidio delle rane, creano un'atmosfera di pace e armonia che accompagna il poeta verso il sonno.
  • Pascoli utilizza la metafora della sera per rappresentare la vecchiaia, suggerendo un distacco dai dolori passati e una visione più serena della vita.
  • Il poeta sperimenta una profonda solitudine, simboleggiata dalla mancanza di amore e felicità, paragonandosi a rondini senza cibo.
  • La metrica innovativa di Pascoli, con l'uso di novenari e senari, rompe le forme tradizionali e sottolinea la sua originalità poetica.

Indice

  1. Il Possesso della Sera
  2. Suoni e Metafore della Natura
  3. La Stanchezza e la Solitudine
  4. Innovazioni Metriche di Pascoli

Il Possesso della Sera

Non a caso, la sera è per il poeta un possesso esclusivo: quella cantata da Pascoli è la "sua" sera, vale a dire la "sua" vita che, nell'estremo ritorno all'innocenza infantile, gli permette di abbandonarsi al sonno, alla quiete e all'oblio del dolore e del male.

Al tempo stesso, il costante sottofondo del suono delle campane (Don... Don..., v. 33), quasi assorbito nella dimensione naturale della campagna, e l'anafora del Dormi (come una nenia, un'eco cullante della voce delle campane) preparano prima il ricongiungimento del poeta con la madre e con l'infanzia, poi lo sprofondamento nel sonno, quasi a dire nel nulla, nell'abisso riservato al destino umano.

Suoni e Metafore della Natura

La gioia, appena accennata, per la pace serale è indotta dal gracidio delle rane (poi chiamate allegre ranelle, v. 11), dal tessuto di suoni reso armonico grazie al ricorrere della e e della r (tremule, trascorre, leggiera, vv. 5-6, fino alla parola chiave sera), dalla lieve brezza che fa tremare le foglie, dall'analogia sottintesa tra le stelle nel cielo, che Si devono aprire (v. 9), e le corolle dei fiori su un prato.

La Stanchezza e la Solitudine

Come l'uomo, abituato al pianto per le sofferenze patite, anche la natura non dimentica il proprio turbamento e, ora che la tempesta è passata, il suo dolce singulto (v. 15) rivela ancora una sottile inquietudine; d'altro canto, la sera (vale a dire, metaforicamente, la vecchiaia) suggerisce al poeta di guardare con maggiore distacco ai dolori vissuti: La nube nel giorno più nera / fu quella che vedo più rosa / nell'ultima sera (Vv. 22-24). Alla fine della terza strofa Pascoli esprime la propria stanchezza, cercando nella se il riposo che le sofferenze della vita gli hanno precluso (O stanco dolore, riposa), v. 2), Poi, nella penultima strofa, assistiamo a un altro parallelismo: la vita del poeta viene infati assimilata a la giornata, priva di cibo, vissuta dalle piccole rondini, alle quali si allude per metonimia (i nidi,

v. 29). Anche il poeta, come loro, non ha avuto nel corso degli anni la porzione di felicità che gli spettava: il reticente Né io... (v. 31) sintetizza la sua autoesclusione dalla vita e la solitudine patita dopo la violazione del «nido» casa dell'infanzia, privato per sempre del cibo dell'amore.

Innovazioni Metriche di Pascoli

L'esperienza di questa immersione è complicata dall'uso simultaneo di una sinestesia (le voci di tenebra azzurra, v. 36) e di un ossimoro (l'oscurità è paradossalmente azzurra, come accade al buio del cielo notturno quando sfuma in un imprevedibile chiarore): le voci risucchiano indietro verso il nulla, che è insieme la culla della nascita e il vuoto della fine. L'aspetto metrico ribadisce la grande originalità della poesia di Pascoli, il quale, pur mantenendosi all'interno di schemi consolidati, scompone e reinterpreta con grande libertà le forme chiuse della tradizione. Qui fa uso di novenari e di senari: si tratta già di una scelta per molti versi innovativa, dal momento che di solito si privilegiano l'endecasillabo e il settenario. Ma l'aspetto più importante è legato alla modalità, assolutamente personale, con cui il poeta utilizza questi metri. Il novenario, per esempio, presenta un'accentazione alquanto variata, che ritmicamente produce scansioni diverse: alcuni versi si aprono con l'accento tonico sulla prima sillaba (Là, presso le allegre ranelle, v. 11), altri sulla seconda (singhiozza monotono un rivo, v. 12).

Inoltre la presenza delle cesure determina la frattura del verso: il v. 3, le tacite stelle. Nei campi, più che un novenario, è la somma di un senario (le tacite stelle) e un trisillabo (Nei campi).

Una disgregazione delle forme canoniche ancora più evidente è operata poi dalle esclamazioni: il v. 7, Nel giorno, che lampi! che scoppi!, per esempio, è interrotto da pause continue, per cui il metro non si concilia più con la sintassi (in questo caso, nominale). La stessa cosa può dirsi per l'ultima strofa, dove l'unità metrica è ostacolata da molteplici fratture, determinate ancora da esclamativi, ma anche da virgole e puntini di sospensione. Infine vanno segnalati i due versi sdruccioli (vv. 19 e 34): la loro sillaba finale (restano; sussurrano) viene conteggiata come parte del verso seguente, che così da ottonario diventa anch'esso novenario.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della sera per Pascoli?
  2. La sera rappresenta per Pascoli un possesso esclusivo, simbolo della sua vita e del ritorno all'innocenza infantile, permettendogli di abbandonarsi al sonno e all'oblio del dolore.

  3. Come vengono utilizzati i suoni e le metafore della natura nella poesia di Pascoli?
  4. I suoni della natura, come il gracidio delle rane e il suono delle campane, insieme alle metafore delle stelle e dei fiori, creano un'atmosfera armonica che evoca la pace serale.

  5. In che modo Pascoli esprime la stanchezza e la solitudine nella sua poesia?
  6. Pascoli esprime la stanchezza e la solitudine attraverso la metafora della sera come vecchiaia e il parallelismo con le rondini, riflettendo sulla mancanza di felicità e l'autoesclusione dalla vita.

  7. Quali innovazioni metriche introduce Pascoli nella sua poesia?
  8. Pascoli introduce innovazioni metriche utilizzando novenari e senari, variando l'accentazione e creando fratture nel verso attraverso cesure ed esclamazioni, rompendo le forme canoniche tradizionali.

  9. Come si manifesta la disgregazione delle forme canoniche nella poesia di Pascoli?
  10. La disgregazione delle forme canoniche si manifesta attraverso l'uso di esclamazioni, pause continue e la variazione metrica, che ostacolano l'unità metrica e creano un ritmo unico e personale.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community