Concetti Chiave
- Montale invita a non rifugiarsi nell'ombra, paragonando la vita a un falco che si getta nella calura estiva.
- La poesia esorta a lasciare il canneto apparentemente addormentato e affrontare la vita che continua a scorrere.
- L'immagine di un paesaggio estivo opprimente è usata per descrivere l'affaticamento visivo e mentale causato dalla luce e dalla polvere.
- Nonostante l'illusione di vite arse e inutili, Montale sostiene che l'uomo non spreca i suoi momenti, cercando sempre la certezza della luce.
- Il lessico della lirica sottolinea un momento faticoso e difficile, dominato da termini connotati negativamente, ma culmina nella positiva "certezza" della luce.
di Eugenio Montale
Non rifugiarti nell'ombra
di quel folto di verzura
come il falchetto che strapiomba
fulmineo nella caldura.
E' ora di lasciare il canneto
stento che pare s'addorma
e di guardare le forme
della vita che si sgretola.
Ci muoviamo in un pulviscolo
madreperlaceo che vibra,
in un barbaglio che invischia
gli occhi e un poco ci sfibra.
Pure, lo senti, nel gioco d'aride onde
che impigra in quest'ora di disagio
non buttiamo già in un gorgo senza fondo
le nostre vite randage.
Come quella chiostra di rupi
che sembra sfilaccicarsi
in ragnatele di nubi;
tali i nostri animi arsi
in cui l'illusione brucia
un fuoco pieno di cenere
si perdono nel sereno
di una certezza: la luce.
Indice
Invito a uscire dall'ombra
Non nasconderti nell'ombra di quella vegetazione folta, come il falco che si getta fulmineo in picchiata nell'aria calda del giorno estivo.
La vita e la luce
é ora di uscire dal rado canneto che sembra addormentato e guardare la vita che passa inesorabilmente.
Camminiamo in un'aria biancastra, piena di piccole polveri, tremolante, in un riverbero accecate di luce che colpisce gli occhi e ci affatica.
Eppure sai che, nel gioco delle onde arse dal caldo che diventa pigrizia in queste ore di calura, noi non gettiamo via le nostre vite senza meta.
Come questa cerchia di rupi che sembra sfilacciarsi e confondersi con le nubi allungate come ragnatele; così i nostri animi roventi, nei quali l'illusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono in una serena certezza: quella della luce
Lirica e immagini estive
La lirica è tratta dalla raccolta “Ossi di seppia” ed è un invito al lettore a non adagiarsi nella calura dell’estate, ma ad uscire ed osservare la vita. Le immagini usate dal poeta rimandano ad un’assolata giornata estiva in cui il canneto afoso riposa quasi immobile, boccheggiante e il falco che si avventa in picchiata sulla preda sembra crollare dal cielo verso terra. L’aria è opprimente, il sole caldo illumina la polvere sospesa e la fa brillare, non è un quadro di lieta estate, ma un’immagine di lenta, soffocante canicola. Mentre il mondo sembra stare immobile senza contrastare questa afa, lasciandosi andare alla pigrizia, il poeta invita ad uscire dall’ombra e guardare la vita che passa; non è un gesto facile, la luce e il pulviscolo affaticano gli occhi, impediscono loro di vedere chiaramente. Gli animi degli uomini possono sembrare secchi ed arsi come la natura che circonda il poeta, seccata dal sole estivo, ma anche in questa natura immobile Montale sa che l’essere umano non butta via i suoi momenti, non si accontenta di sopravvivere; anche se l’esistenza è carica di illusioni, che sembrano mantenere vivo un fuoco di speranza che in realtà è già pieno di cenere e pronto a spegnersi, l’uomo marcia verso un’unica certezza: quella della luce. Non si tratta qui solo di una luce naturale, quella del sole accecante, ma di una luce metaforica, quella forse di un “altrove” divino che non si può spiegare, ma è una certezza.
Il lessico della lirica
Il lessico chiarisce bene come questa lirica sia dedicata ad un momento faticoso, non gioioso: il canneto è “stento”, la vita “si sgretola”, la luce “invischia” e “sfibra”, l’ora è detta “di disagio” e le vite umane sono “randage”. Un solo termine rimanda senza dubbio a un contesto positivo: la “certezza” della luce. Questa nota di luminosità allora, in contrasto con la luce solare nominata in tutta la lirica come fonte di disagio, si conferma appieno come una nota non cromatica ma metafisica.
Domande da interrogazione
- Qual è l'invito principale della lirica di Eugenio Montale?
- Come viene descritta l'atmosfera estiva nella lirica?
- Qual è il significato della "luce" nella lirica?
- Quali immagini utilizza Montale per rappresentare la vita e le sue difficoltà?
- Come viene descritto il lessico della lirica e cosa suggerisce?
L'invito principale è a non rifugiarsi nell'ombra e a osservare la vita che passa, nonostante la calura estiva e le difficoltà.
L'atmosfera estiva è descritta come opprimente e soffocante, con un canneto immobile e un sole che illumina la polvere sospesa, creando un'immagine di lenta canicola.
La "luce" rappresenta una certezza metaforica, forse un "altrove" divino, che va oltre la semplice luce solare e offre una speranza nonostante le illusioni della vita.
Montale utilizza immagini come il falco che si getta in picchiata, il canneto afoso e le rupi che si confondono con le nubi, per rappresentare la vita che si sgretola e le difficoltà che essa comporta.
Il lessico è caratterizzato da termini che indicano fatica e disagio, come "stento", "si sgretola", "invischia", "sfibra", e "randage", suggerendo un momento difficile, ma con una nota di speranza nella "certezza" della luce.