Concetti Chiave
- Ludovico Ariosto si trasferisce in Garfagnana nel 1522 come governatore per gli Estensi, nonostante la riluttanza e le difficoltà del territorio montuoso e politicamente turbolento.
- L'incarico in Garfagnana è accettato da Ariosto per necessità economica, dopo la sospensione della sua rendita dal Duca, ma porta con sé amarezza e nostalgia per la vita a Ferrara e Alessandra Benucci.
- Nella sua Satira, Ariosto esprime nostalgia per i luoghi ameni di Reggio e riconosce la sua inadeguatezza come governatore, trovando un certo equilibrio nell'autoironia e nei valori letterari.
- Ariosto riflette sulla sua gioventù spensierata rispetto alla maturità attuale, sottolineando come l'ambiente aspro della Garfagnana ostacoli la sua vena poetica e l'espressione gioiosa.
- Ariosto ammette che il suo incarico di governatore è stato assegnato più per aiutarlo economicamente che per le sue capacità, riconoscendo la propria inadeguatezza e la clemenza eccessiva nei confronti dei sudditi.
Indice
Ludovico Ariosto in Garfagnana
Nel 1522, Ludovico Ariosto da Ferrara si trasferisce in Garfagnana, una zona montuosa, collocata fra le Alpi Apuane e l’Appennino. Il questa località, dove resterà per tre anni, egli ricopre il ruolo di governatore per conto degli Estensi. Egli ha non ha accettato proprio volentieri perché ha dovuto lasciare la vita a Ferrara e Alessandra Benucci
Difficoltà e Nostalgia
Il territorio era lontano da Ferrara (circa 200 km) , isolato e piuttosto difficile da governare, politicamente turbolento e infestati dai banditi. L’asprezza del territorio, la difficoltà dell’incarico e soprattutto la lontananza dalla donna amata sono causa di amarezza, preoccupazione e nostalgia. In queste condizione gli è quasi impossibile continuare la sua attività letteraria.
Necessità Economica e Satira
L’accettazione del governatorato della Garfagnana era stata dettata dalla necessità economica; infatti il duca gli aveva sospeso l’erogazione della rendita per cui ora, la libertà e la dignitosa povertà di cui parla nella Satira I non sono più sostenibili. La satira è dedicata a Sigismondo Malaguzzi, cugino dello scrittore, presso la cui villa, vicino a Reggio (oggi Reggio Emilia), lo scrittore aveva fatto due soggiorni. Nella satira IV la bellezza della villa si oppone alla desolazione e all’aspetto selvaggio della Garfagnana.
Nostalgia e Rassegnazione
Nel testo, scritto un anno dopo l’inizio dell’incarico, emerge il tema della nostalgia dei luoghi, delle circostanze, delle persone e delle occupazioni di un tempo. Rispetto alla Satira precedente, la situazione è peggiorata e lo scrittore trova più amarezza. Comunque, nonostante questo, alla fine, egli sembra ritrovare una certa rassegnazione e un certo equilibrio nell’autoironia, grazie agli insegnamenti morali che gli sono stati impartiti dalla tradizione letteraria [immagine del gallo tratta da una favola di Esopo). Un altro tema è quello del riconoscimento della sua inadeguatezza nei confronti dell’incarico di governatore. Ma per questo non è polemico verso il Duca, anzi lo ringrazia, fino a pensare che il suo signore lo abbia fatto per sollevarlo da una situazione economica di disagio.
Dica pure ognuno quello che gli pare e creda quello che vuole; in sintesi, confesso che qui [in Garfagnana] ha perso la voglia di cantare, di giocare e di ridere
Questa è la prima causa, ma ce ne sono molte altre, che mi hanno distolto dalla poesia [Il Permesso era un fiume della Beozia le cui acque ispiravano virtù poetiche]
Un tempo accettai volentieri l’incarico di segretario, [abitare] nei luoghi ameni di cui Reggio, mia patria è ricca.
Penso sempre alla tua villa [la satira è indirizzata ai signori Malaguzzi, proprietari di una villa chiamata del Mauriziano], la peschiera circondata da un giardino, o il fresco ruscello che corre tutto intorno, irrigando l’erba, dove poi fa il mulinelli;
e non mi posso dimenticare i vigneti e i solchi del fertile Iaco [il monte sulle cui pendici i Malaguzzi avevano i loro possedimenti], la vallata e la collina e la torre ben collocata in vista
Riflessioni sulla Gioventù e Maturità
Alla ricerca di questo o quel posto all’ombra, in questi luoghi ameni scrissi componimenti poetici di diverso genere [metafora dei ruscelli che hanno origine dal gorgoneo lago – Pegaso, cavallo alato, figlio di Gorgone, con una zampata aveva fatto sgorgare la fonte Ippocrene le cui acque, come quelle del fiume Permesso, ispiravano la vena poetica – per indicare il poeta che scrive versi]
Ero allora nel fiore della gioventù, mentre ora sto attraversando il periodo della maturità [per indicare l’età abbiamo la metafora dei mesi: aprile e maggio corrispondono alla giovinezza, mentre ottobre che lascia dietro a sé luglio e agosto, rappresenta l’età matura]
Ma né il castello di Ascra [vicino al monte Elicone], né le amene valli del Libetro [montagna della Macedonia], senza avere il cuore sereno, potrebbero fare uscire dalla mia bocca una rima gioiosa o un verso.
Quale altro luogo potrebbe mai essere mai meno adatto di questo per gli studi sacri, privo com’è di ogni aspetto gioioso e pieno di cose orribili?
Inadeguatezza e Gratitudine
Mi potreste chiedere chi abbia spinto [a lasciare] i dolci studi versoi una compagnia così cara [detto in senso ironico] in questo orribile labirinto.
Devi sapere che io non sono mai stato avido di ricchezze, che ero solito accontentarmi dello stipendio che mi veniva versato a Ferrara;
ma forse non sai che essi mi veniva erogato saltuariamente, a causa della guerra, e come volle il Duca, alla fine mi fu sospeso.
Finché durò la guerra non mi preoccupai; mi preoccupai in seguito [alla fine della guerra] nel vedere che la mano restò chiusa [non stipendio non mi venne più versato]
Mi rivolsi al Duca. – Signore, mi dovete preoccupare della mia situazione, altrimenti non vi voglia dispiacere che ricerchi lo stipendio da un altro signore
Gli abitanti della Garfagnana, in quel tempo, dopo aver messo fine alla lor rivolta, e cacciata l’insegna di Firenze per cercare altrove altro cibo,
con diverse missive e tramite ambasciatori, sollecitavano a più riprese il Duca [di Ferrara, ossia gli Estensi]Io fui coinvolto in una scelta improvvisa, forse perché mancava il tempo necessario per assumere una decisione ponderata
Oppure il Duca tenne più presenti le mie necessità che non quelle dei sudditi, e di questo gli sono grato [Ariosto lascia intendere di non essere adatto alla funzione di governatore e che il Duca gli abbia assegnare l’incarico solo per aiutarlo economicamente]
Gli sono grato più di quanto non apprezzi il dono [cioè il modo con cui il “buon volere” si è concretizzato], il quale è grande, non corrispondente al mio desiderio.
Pertanto io non sono contento, così non lo sono nemmeno loro.; per quanto mi riguarda, io posso essere assimilato al quel gallo ha trovato una gemma preziosa, ma non l’apprezza [allusione ad una favola di Fedro, in cui un polla trova fra i rifiuti una perla, ma non sa che farsene perché desidera solo cibo]
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali difficoltà affrontate da Ludovico Ariosto durante il suo incarico in Garfagnana?
- Perché Ludovico Ariosto accettò il governatorato della Garfagnana?
- Come si riflette la nostalgia di Ariosto nei suoi scritti durante il periodo in Garfagnana?
- Quali riflessioni fa Ariosto sulla gioventù e la maturità durante il suo soggiorno in Garfagnana?
- In che modo Ariosto esprime la sua gratitudine verso il Duca nonostante l'inadeguatezza percepita nel suo ruolo di governatore?
Ariosto affrontò difficoltà legate all'isolamento geografico, alla turbolenza politica e alla presenza di banditi, oltre alla lontananza dalla sua amata, che causarono amarezza e nostalgia, rendendo quasi impossibile la sua attività letteraria.
Ariosto accettò il governatorato per necessità economica, poiché il duca aveva sospeso la sua rendita, rendendo insostenibile la sua precedente libertà e dignitosa povertà.
Nei suoi scritti, Ariosto esprime nostalgia per i luoghi, le persone e le occupazioni del passato, trovando alla fine una certa rassegnazione e equilibrio attraverso l'autoironia e gli insegnamenti morali della tradizione letteraria.
Ariosto riflette sulla transizione dalla gioventù alla maturità, usando metafore stagionali per descrivere il passaggio dal periodo fiorente della gioventù a quello più maturo e riflessivo.
Ariosto esprime gratitudine verso il Duca, riconoscendo che l'incarico gli fu assegnato per alleviare le sue difficoltà economiche, anche se si sente inadeguato per il ruolo e non completamente soddisfatto del "dono" ricevuto.