Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il termine "modo" deriva dal latino "modus", che originariamente significava misura, quantità, proporzione e limite.
  • In italiano, "modo" ha assunto il significato di condizione o maniera di essere, come nei modi verbali che specificano il carattere di un'azione.
  • "Modello" è un diminutivo di "modo", usato per indicare una cosa fatta perfettamente, con una connessione al termine tecnico "modulo".
  • Presso i Romani, "modus" era associato alla misura musicale, portando al termine "modulare", che significava suonare e cantare.
  • Il concetto di "modus" ha dato origine ai termini "moderno" e "comodità", rappresentando ciò che è attuale e adeguato alla misura.

Indice

  1. Introduzione
  2. Da modus a modo
  3. Da modus a modello
  4. Da modus a melodia
  5. Da modus a mòdico
  6. Da modus a moderno
  7. Da modus a comodo

Introduzione

Fra i vocaboli che costituiscono un gran numeri di gruppi di derivati è “modo”. Il termine deriva dal latino “modus” che significava la misura con cui si valuta qualcosa r, per estensione, la quantità o la grandezza. In senso più generale richiamava anche il concetto di proporzione e di limite. Vista una simile premessa, è ovvio come il significato originario abbia suggerito molti impiega della parola.

Da modus a modo

Innanzitutto, ha indicato la condizione di una cosa, cioè la sua maniera di essere, cioè il suo modo.
Questo è il valore fondamentale che il vocabolo ha acquisito nella lingua italiana. Infatti diciamo “ Ciascuno ha il suo modo di vivere”, oppure Secondo il mio modi di vedere…”, “Il modo con cui mi parla mi offende”. Quando indichiamo i modi di un verbo (indicativo, congiuntivo, condizionale, ecc…) intendiamo specificare il valore con cui un’azione viene compiuta: il modo indicativo indica la maniera reale o certa, il modo congiuntivo la maniera incerta o possibile).

Da modus a modello

Inoltre, una cosa che è fatta secondo il “modo”, cioè secondo una maniera perfetta, diventa il “modello”, il campione, l’esemplare. La parola “modello” non è altro che il diminutivo di “modo”, un termine di una certa affinità con “modulo” che ha un uso tecnico e burocratico: Questo è il modulo per fare la domanda, ossia il modo con cui deve essere presentata correttamente una domanda.

Da modus a melodia

Presso i Romani, “modus” indicava anche la misura musicale, cioè la battuta, il ritmo e quindi la melodia. Da questo è derivato “modulare” che in latino significava misurare il ritmo e quindi suonare e cantare.

Da modus a mòdico

Dal valore iniziale di “misurare”, il vocabolo latino “modus” trasse l’indicazione di limite. Infatti è diffusa la frase “Est modus in rebus” = In ogni cosa occorre misura”. Da qui, è derivato moderare, moderazione, moderatore, ecc. e i relativi contrari smodato, smoderato, ecc. Di conseguenza colui che non oltrepassa la giusta misura e si contento di quanto gli spetta è chiamato “modesto” e la sua virtù è la “modestia”. Ciò che rientra nei giusti limiti, specialmente detto di un prezzo, si chiama mòdico. E allora, se vogliamo proporzionare qualche cosa, ridurlo alla giusta misura, e quindi cambiarla in modo conveniente, si dice modificare. Questo è un verbo particolare che, con molta difficoltà, può essere sostituito con uno dei suoi sinonimi come mutare, cambiare, rettificare, trasformare, riformare.

Da modus a moderno

In latino, esisteva anche un avverbio derivato da “modo” col significato di ora, adesso, in questo momento, cioè nella maniera attuale, in questo modo. Nella lingua italiana, soprattutto in certi dialetti, nodo si è trasformato in “mo’” (= adesso), che, fra l’altro si ritrova nell’espressione “a mo di esempio”. In latino per dire “ne qual modo”, dicevano quo modo” che abbreviato è diventato “quomo” e quindi “como” e “come”. Il valore di attualità con cui fu sentito il termine “modus” ha creato l’aggettivo “moderno” e il sostantivo “modernità” per indicare ciò che è attuale e che quindi ha la qualità di questo momento. In francese si ebbe il termine “mode” e in italiano “moda” ciò che corrisponde al gusto del momento.

Da modus a comodo

Inoltre per indicare qualcosa che è adeguato alla misura, cioè che è fatto “con modo”, si diceva “commodus”, cioè comodo da cui il sostantivo comodità e il verbo accomodare. Anche il termine “comodino” ha la stessa origine come pure il francese “commode” che si ritrova in italiano “comò”, come francesismo.
Come si vede il termine “modus” è stato molto prolifico ed ha spaziato in tantissimi campi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del termine "modo" e quale significato aveva in latino?
  2. Il termine "modo" deriva dal latino "modus", che significava la misura con cui si valuta qualcosa, estendendosi al concetto di quantità, grandezza, proporzione e limite.

  3. Come si è evoluto il significato di "modo" nella lingua italiana?
  4. In italiano, "modo" ha acquisito il significato di condizione o maniera di essere, come in "Ciascuno ha il suo modo di vivere", e si riferisce anche ai modi verbali che specificano il valore di un'azione.

  5. In che modo "modus" ha influenzato il termine "modello"?
  6. "Modello" è il diminutivo di "modo" e indica qualcosa fatto secondo una maniera perfetta, diventando un campione o esemplare, con affinità al termine tecnico "modulo".

  7. Qual è il legame tra "modus" e la musica?
  8. Presso i Romani, "modus" indicava la misura musicale, come la battuta e il ritmo, da cui deriva "modulare", che significava misurare il ritmo e quindi suonare e cantare.

  9. Come si è trasformato il concetto di "modus" in termini di modernità e comodità?
  10. "Modus" ha dato origine a "moderno" e "modernità" per indicare ciò che è attuale, mentre "commodus" ha portato a "comodo" e "comodità", riferendosi a qualcosa adeguato alla misura.

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