Pdavide1823
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Concetti Chiave

  • Le civiltà antiche hanno creato miti per spiegare i fenomeni celesti che non potevano essere compresi scientificamente, come mostrato da Enrico Bellone.
  • Margherita Hack evidenzia come il cielo, con la sua bellezza e mistero, abbia ispirato artisti e scienziati a esplorare i limiti della conoscenza umana.
  • Il cielo stellato e la luna sono stati una fonte di ispirazione continua per poeti e pittori, stimolando riflessioni scientifiche e filosofiche.
  • Nel "De rerum natura", Lucrezio descrive un universo mortale, composto da elementi corruttibili, rifiutando spiegazioni sovrannaturali.
  • Lucrezio sfida il mito dell'armonia universale, proponendo una visione dell'universo caratterizzata da caducità e dissoluzione.
Cosmo e ambiente: rapporto fra le narrazioni mitologiche e i fenomeni celesti, lo sguardo verso il cielo, l'universo mortale di Lucrezio.

Il rapporto fra le narrazioni mitologiche e i fenomeni celesti.
Agli albori della civiltà umana, numerosi miti sono stati originati dall'osservazione incantata, incuriosita, ma spesso anche preoccupata, dei fenomeni celesti. In assenza di spiegazioni scientifiche esaurenti, le civiltà primitive hanno elaborato soluzioni narrative per interpretare ciò che fuggiva alla scienza.

Il fisico e storico della scienza Enrico Bellone, in Quei nomi di dei che parlano di astri, un articolo pubblicato su "la Repubblica", mostra la stretta relazione fra la creazione di alcuni miti egizi, sumeri e babilonesi, i movimenti dei pianeti, allora non tutti osservabili, e il sapere scientifico, matematico e astronomico.

Lo sguardo verso il cielo di artisti, scienziati e filosofi.
Anche la nota astrofisica Margherita Hack, analizza l'atteggiamento dell'uomo nei confronti della bellezza e dei misteri dell'universo. Il cielo illuminato dalla luna o punteggiato di stelle è uno degli spettacoli più affascinanti offerti dalla natura, tanto che è stato fonte di inesauribile ispirazione per poeti e pittori di tutti i tempi. Contemporaneamente, l'osservazione della volta celeste ha spinto gli uomini anche a riflessioni scientifiche e filosofiche, portandoli a interrogarsi sui limiti delle proprie conoscenze, sulla possibile esistenza di altre creature intelligenti e sul destino dell'Universo.

L'universo mortale di Lucrezio.
Lo scrittore latino Tito Lucrezio Caro, nel poema filosofico-didascalico De rerum natura, sostiene che l'universo è mortale, in quanto sono corruttibili i quattro elementi che, secondo la concezione comune della filosofia antica, lo compongono: terra, acqua, aria e fuoco.
Attraverso una serrata argomentazione che, pur contenendo alcuni errori astronomici, non ricorre a spiegazioni sovrannaturali, Lucrezio nega con forza il mito dell'armonia universale e fornisce una drammatica immagine della caducità e della dissoluzione del mondo.

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