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La pedagogia dell'emergenza, ancora assente, si pone come u a proposta
per risolvere le questioni che le emergenze pongono. Il termine emergenza
va disambiguato rispetto agli usi che nello stesso linguaggio pedagogico
vengono fatti. E' un fenomeno improvviso da un lato e deve avere una
corrispottiva tempestiva risposta, che ha lo scopo di limitare i danni e
riorientare individui e sistemi verso l'equilibrio. Risulta chiaro che tali
situazioni sono create da eventi particolari che classifichiamo come incidenti
semplici, che possono essere fronteggiati mediante interventi di singoli,
incidenti complessi, che richiedono un intervento di più persone coordinate o
organi istituzionali, e disastri o catastrofi, che sconvolgono infrastruttire,
sistemi di comunicazioni, organizzazioni e tessuto sociale; richiedono
l'intervento di mezzi e poteri straordinari. Ciò significa che ogni condizione di
emergenza va definita in riferimento a un preciso set istituzionale.
La visione caleidoscopida dell'emergenza nei disastri e nelle catastrofi
Con disastro e catastrofi ci sono danni osservabili, dove si interrompono
processi di sviluppo, mentre per emergenza si sottolinea il carattere di
reattività del sistema. Sono due le strade per definire, almeno in ambito
sociologico, il concetto di emergenza:
uno rimanda al significato di rarità, incidento poco però nel conferire
– senso specifico e contenuto al concetto
di tipo cognitivo, che parte dal presupposto che un sistema socio-
– culturale elabora strumenti di controllo della variabilità ambientale
attraverso i suoi mezzi conoscitivi. Quanto più si conosce, più si
prevede.
La stessa emergenza ci offre poi una lettura di tipo caleidoscopico,
sfaccettata, complessa.
emergenza come vissuto psichico: individui spinti verso orientamenti e
– atteggiamenti diversi dal quotidiano. Improvvisamente si è a contatto
con la morte fisica o psichica. E' messo in condizione di dover
rinunciare alla condizione di onnipotenza o autodeterminazione.
Questione territoriale o sociale: la condizione di emergenza determina
– una situazione sociale ipercomplessa, che destabilizza la routine. C'è
un indebolimento delle percezioni di proprietà e di bene comine a
favore della proprietà privata, e l'aumento di condotte antisociali.
Nel carattere funzionale-strategico-contestuale : è una situazione
– interattiva che è caratterizzata dalla presenza di una minaccia, da una
richiesta di attivazione rapida di decisione, che rimanda alle idee di
soccorso, cura, messa in sicurezza ecc.
L'emergenza è la risultante tanto del momento del verificarsi di un evento,
quanto di un impatto da misurarsi in termini di danni, per il ripristino delle
condizioni di normalità.
Costruire una via italiana per la pedagogia dell'emergenza
Abbiamo bisogno delle azioni previste per ripristinare le condizioni per
l'istruzione e l'educazione sconvolte da conflitti e grandi calamità. Infatti nel
nostro paese c'è un rischio elevatissimo, e visogna attivare conoscenza,
ricerca e intervento, ai quali il sapere pedagogico può fornire adeguata
risposta. La pedagogia dell'emergenza assumerebbe anche una funzione
socio-politica importante all'interno di un paese come il nostro che presenta
una cultura dell'emergenza non ancora soddisfacentte. La p.dell'eme va ad
interessarsi : dell' individuo, delle strategie attivate e delle questioni sociali e
territoriali. Può svolgere un ruolo di mediazione e azione rispettp alle criticità
individuali. Si propone come disciplina:
riflessiva – esplorativa – critica e trasformativa – operativa e
– metodologica – orientata all'apertura disciplinare
Quest'ultimo tasto è mportante, infatti tocca la sociologia, la geografia,
l'antropologia, la medicina, le scienze giuridiche e naturali... la pedagogia va
a raccogliere questo corpus di sapere per costruirne uno solo. Quindi se la
psicologia cura l'individuo, se la sociologia permette di pianificare meglio gli
interventi sociali, se la geografia e l'urbanistica permettono di lavorare sulle
questioni abitative e territoriali, la pedagogia davorisce tutto
contemporaneamente per una cultura del rischio.
Ci sono sei stadi percettivi associati allo sviluppo di un disastro, secondo la
scala di Turner e Pidgeon:
Il punto di partenza, dove l'apparenza è normale ma determinata da
• convinzioni culturali condivise sul mondo e sui suoi pericoli
periodo di incubazione: l'accumularsi di un insieme di eventi in
• contrasto con le convinzioni e norme caratterizzanti la fase di normalità,
piccoli eventi che segnalano pericolo ma non vengono riconosciuti
manifestarsi dell'evento precipitante: si avverte la necessità diuna
• nuova interpretazione della realtà. C'è intertezza
innesco del disastro: gli effetti dell'intervento
• operazione di soccorso e recupero
• adeguamento culturale completo: fase di ricostruzione
•
C'è una specificazione dei piani d'azione e d'intervento.
Un esempio italiano di lavoro nel campo della pedagogia dell'emergenza
A l'Aq la scuola e l'università sono state particolarmente reattive,resilienti e
resistenti. I mesi precedenti alla chiusura dell'anno hanno caratterizzato
grossi problemi: gli studenti e gli insegnanti vengono rimescolati tra le scuole
della costa e le tendopoli. Bambini e ragazzi sono traumatizzati. La scrittura e
il disegno sono usate dalle insegnanti per cominicare. Alla riapertura del
nuovo anno la città è profondamente cambiata, e ancora molti soffrono per
l'evento. Nasce così un decalogo finalizzato alla gestione delle attività
didattiche ed educative in zona terremotata. Tale decalogo indica alcune
priorità di intervento imposte nelle condizioni di emergenza, e può essere
funzionale all'avvio di un processo di ricostruzione educativa e sociale.
Capitolo 4: L'educazione nelle condizioni di crisi
Le considerazioni preliminari
C'è stata una rivoluzione culturale che ha modificato l'immagine del mondo,
assistendo all'abbandono dell'ideale della scienza perfetta a favore della
molteplicità e la complessità dei punti di vista, che evidenziano la pluralità e la
complessità della realtà. E' un modello concettuale di riferimento di tipo
reticolare in cui ogni punto di esso può essere congiunto a qualsiasi altro. E'
chiaro che l'interdisciplinarità sono condizioni necessarie perchè l'individuo
sappia orientarsi non solo nel mondo delle professioni, ma anche nella vita
quotidiana. Si assume così l'idea di una personalità in continua formazione
cui si deve attribuire una rilevanza educativa. Qui si innesca l'importanza
dell'educazione e dell'apprendimento nel favorire lo sviluppo adattivo della
personalità, in tutte le situazioni in cui il soggetto si venga a trovare.
Crisi e rottura
Le condizione di crisi esistenziale comportano sempre una trasformazione
dolorosa di tutti gli aspetti della vita del soggetto da esse interessato. Non
sempre ha una funzione riorganizzativa ed evolutiva, ma può essere una
perturbazione temporanea di meccanismi di regolazione. Non sono sinonimi
di crisi concetti come conflitto, stressm catastrofe, urgenza, bensi sono
presenti dentro questo concetto in diverso grado. In tutte le condizioni di
criticità cambia la percezione soggettiva del se, si modificano le relazioni
familiari ed extrafamiliari, muta il modo di rapportarsi alla realtà circostante. Il
processo di rifefinizione è impegnativo per un ragazzo immerso in un
contesto di catastrofe e a rischio marginalità. L'educatore deve rendersi
disponibile al contatto con emozioni e pensieri degli alunni che soffrono. E'
inoltre importante associare il discorso di crisi con quello di rottura della vita
quotidiana.
Diseducare e destrutturare: le radici della resilienza
Uno dei primi passi da compiere è la realizzazione di una potente opera
diseducativa nei confronti di una modalità conoscitiva autoreferenziale
arrogante, bigotta chiusa ad ogni innovazione ecuriosità. Bisogna aiutare il
soggetto a riorganizzare la conoscenza, dal saper staccare la
rappresentazione della realtà del normale referente creando una
rappresentazione secondaria della realtà stessa. Gli eventi traumatici
possono anche condurre ad un'evoluzione positiva nella consapevolezza di
se, delle proprie forze. In una parola, il soggetto può vedere accresciuto il
senso di autoefficacia e può sviluppare un atteggiamento positivo in merito
alla possibilità di realizzare futuri progetti di vita. Aumenta così la capacità
empatica, di comprensione dei vissuti delle altre persone. Questa capacità di
conservare un certo grado di integrità e salute psicofisica di fronte afli stress
e traumi è la resilienza: una rapida e positiva rielaborazione della situazione
affrontata. Ci sono persone vulnerabili e resilienti, che hanno più controllo, al
fine di modificare ed autogestirsi la realtà. E' ovvio che questa sia connessa
all'autostima del soggetto.
Educare alla resilienza
Gli interventi educativi devono mirare a sviluppare e potenziare le abilità di
vita dei soggetti. Si devono acquisire capacità di strutturazione e
destrutturazione continia delle proprie risorse interiori, a volta legate dalle
capacità introspettive, che hanno bisogno di una serie di caratteristiche come
la consapevolezza, l'indipendenza, l'iniziativa, la creatività, la relazione,
l'umorismo e l'etica. L'espressione di tali abilità e competenze dee essere
solleccitata dall'insegnante sopratutto quando i bambini si trovano a studiare
in contesti così difficili. Il concetto di scuola infatti deve esulare dalla
rappresentazione corrente, e diventa un setting coon caratteristiche
particolari. Qui dentro il soggetto imparerà a ricostruirsi la realtà. Essenziale
deve essere la kodalità di comunicazione efficace. Infine è indispensavile
stimolare la cura di sè: l'impegno a socializzare, a stare con gli altri, al darsi
agli altri ecc.
L'ironia e il senso comico
L'ironia e l'umorismo hanni effetti fisiologici che consentono di scaricare la
tensioni e hanno effetti psicosociali veicolando un legame emozionale tra gli
individui. L'umorismo è una delle strategie di resilienza, senza apparire
inappropriato, prolungato. La clownterapia è essenziale, e lo scopo di tale
intervento è