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ILLUMINISMO
Il boom del romanzo è legato alla modernità e all’egemonia della classe borghese che si sviluppa
verso le metà del settecento con l’Illuminismo.
In Italia, mentre in Inghilterra e francia il romanzo fiorisce già nel settecento, arriva nell’ottocento
in netto ritardo e sta a Foscolo comporre un romanzo contenente vari sottogeneri narrativi per
accorciare le distanze dal resto d’europa.
Il settecento in italia si pone come una cultura che cerca di arginare quella barocca del seicento.
In questo periodo le maggiori potenze sono francia ed Inghilterra, dove si erano avuto le rivoluzioni
francesi ed industriale. Questo è un secolo di grandi cambiamenti, soprattutto del sapere che
dev’essere messo alla portata di tutti, dunque si ripropone il problema della lingua che deve essere
fortemente comunicativa e parte il cosmopolitismo che in italia arriverà solo nel risorgimento.
Nel settecento l’italia non era ancora unita, ma comunque i vari sovrani erano illuminati, infatti si
facevano circondare da intellettuali per diffondere la cultura e migliorare la società.
Nell’illuminismo tende ad essere tutto radicalizzato, è fondamentale la luce della ragione che deve
scacciare le tenebre dell’ignoranza. Tutto è visto secondo la ragione, anche la religione che da vita
al deismo secondo il quale dio non è compreso tramite i dogmi ma appunto tramite la ragione. Dal
punto di vista filosofico abbiamo l’empirismo più legato alla realtà ed il sensismo che dava
importanza ai sentimenti come strumenti di conoscenza.
La letteratura ovviamente viene influenzata da tutti questi cambiamenti e quindi predilige i nuovi
generi del teatro e del romanzo. Quest’ultimo in particolare perché poteva mettere in scena
personaggi realistici copn molto spirito d’iniziativa come “Robinson Crusoe”; si sviluppa il
romanzo sentimentale come “Pamela” di Richardson oppure quello umoristico come “Tristram
Shandy” di Sterne.
In francia la situazione è un po’ diversa perché c’è ancora l’egemnonia della borghesia e del clero e
la diffusione della cultura non è libera, quindi gli intellettuali pubblicano dei panflet in clandestinità.
In francia nasce l’”enciclopedie” di Diderot e D’Alamber, delle tavole illustrate in modo tale da
poter far passare la conoscenza anche a chi non era molto istruito. Anche il romanzo si sviluppa con
quello psicologico di Voltaire con “Candide” o quello di Rousseau, “La nouvelle heloise”.
Per la vicinanza geografica ovviamente la francia influì molto di più sulla cultura italiana che
comunque giunse a quei livelli con trent’anni di ritardo anche a causa della cultura classicista
ancora molto diffusa che metteva una sorta di sordina alla cultura d’oltralpe.
In italia i due centri culturali per eccellenza erano Napoli e milano. Napoli era governata dai
borboni ed avevamo autori come genovesi e Filangieri, a milano invece maria teresa d’austria e
Giuseppe II ed intellettuali come cesare beccarla e pietro verri; quest’ultimo diede vita al giornale
“Il caffè” dover erano diffusi i pensieri illuministici. Sempre a milano abbiamo due accademie,
quella dei trasformati più classica e quella dei pugni più estremista.
I luoghi di aggregazione erano i caffè, i salotti e duqneu luoghi liberi di confronto.
Fra gli autori italiani di questo periodo ricordiamo Giuseppe Parini, un sacerdote che s’inserì nel
solco della cultura illuminista con opere come “L’innesto del vaiolo”, ma noto per aver scritto un
poemetto didascalico, “Il giorno”, dove era satireggiata la figura del nobil signore, molto
probabilmente perché lui provava invidia per l’aristocrazia presso la quale lavorava come
precettore.
Un altro autore molto importante è Carlo goldoni, considerato il primo grande scrittore teatrale
italiano al quale dobbiamo una vera e propria riforma del teatro, tutte le modifiche erano inserite nei
suoi “Memoires”: superamento delle maschere fisse a favore di personaggi appartenenti al popolo,
trama breve intorno alla quale gli attori dovevano improvvisare. La sua opera principale è “la
locandiera”.
Indubbiamente parini e goldoni si schierarono in maniera abbastanza moderata rispetto
all’illuminismo. NEOCLASSICIMO E PREROMANTICISMO
Gli ultimi anni del settecento, in particolar modo dal 1796 al 1799 sono considerati il periodo
giacobino e dal punto di vista letterario parliamo di neoclassicismo.
Dal punto di vista politico sono anni molto importanti, abbiamo il post rivoluzione francese, il
terrore e l’emergere della figura di napoleone. In italia nascono le repubbliche democratiche e a
Napoli ci sono i borboni che per arginare la rivoluzione del 1799 si alleano con le truppe del
cardinale ruffo portando il popolo contro l’aristocrazia.
Nel 1800 arriva napoleone in italia facendosi incoronare imperatore della nostra nazione e da
giacobino diventò tiranno. Il periodo di napoleone in italia coincide con quello letterario di Foscolo
nelle quali opere vediamo una totale rivalutazione della figura di bonaparte.
A cavallo fra settecento e ottocento abbiamo due tendenze, i giacobini rivoluzionari ed i liberalismi
moderati.
Napoleone allontana dalla sua corte gli intellettuali separando potere e cultura che si
ricongiungeranno solamente nel romanticismo.
In italia viene ripreso il classicismo, ma ovviamente ogni autore lo interpreta in vario modo, per
esempio Monti traduce l’illiade fermandosi dunque solo al classicismo stilistico, mentre Foscolo
vive appieno questo neoclassicismo facendosi influenzare molto anche dalla cultura greca, come
noteremo nella stesura delle due odi.
Contemporaneamente al neoclassicismo si muove un’altra corrente che è quella del
preromanticismo, caratterizzata dal gusto per la notte, la poesia inquieta, del sepolcro.
In questo periodo in francia emerge la figura di rousseau ed in germania nasce lo “Sturm und Strang
che esalta l’irrazionalità. Goethe scrive “I dolori del giovane Werter” che influenzeranno moltissimo
Foscolo nella stesura delle “Ultime lettere di Jacopo ortis”.
Neoclassicismo e preromanticismo sono due modi molto diversi di rispondere allo stesso problema
che è la crisi dell’intellettuale causata dal difficile periodo storico.
Anche il preromanticismo approda in italia con vittorio alfieri, figura molto importante anche per le
ultime lettere di Jacopo ortis perché il protagonista vorrebbe incontrarlo ma non ci riuscirà mai.
Inserendosi nella cultura preromantica, alfieri rifiuta gli scritti dei filosofi illuministi ed al
cosmopolitismo contrappone uno sdegnato isolamento.
UGO FOSCOLO
L’opera di ugo Foscolo coincide perfettamente con l’età napoleonica. Foscolo nacque nel 1778 a
zante o zacinto, un’isola greca nei possedimenti di Venezia dove si trasferì a 15 anni entrando nei
salotti aristocratici. Sostenitore di napoleone, scrisse l’”Ode a bonaparte liberatore”, ma cominciò a
cambiare idea quando quest’ultimo nel 1797 diede vita al trattato di campoformio con il quale
cedeva Venezia all’austria e questo non fu per nulla accettato da Foscolo che si trasferì a milano,
dove conobbe monti e parini; ottenne la cattedra di eloquenza a pavia che poi gli fu sottratta dagli
austriaci. Scrisse una tragedia, l’”Aiace” dove c’era un personaggio che diventava un tiranno e
quindi andava contro napoleone, per cui perse il lavoro. In questa tragedia il protagonista ricalcava
proprio il pensiero di Foscolo che sperava in una sepoltura lacrimata. Dopo la sconfitta di napoleone
rifiutò di essere direttore di u giornale per gli austriaci e si esiliò volontariamente prima a zurigo e
poi a londra dove morì in povertà nel 1827.
Le “Ultime lettere di Jacopo ortis” sono una scelta molto importante, un romanzo utile ad accorciare
le distanze dal resto d’europa. Dal “piano di studi” del 1796 sappiamo che lesse Sterne, Rousseau,
cervantes e Swift ed in questo piano di studi ci ha lasciato due frammenti di teoria del romanzo: il
primo è il discorso introduttivo alla cattedra di pavia dove dice che il romanzo è dedicato ad un
pubblico medio che sta fra gli idioti ed i letterati.; poi abbiamo “Saggio di novelle si sancitale” dove
invita gli italiani a scrivere dei romanzi e parla di novelle diverse da quelle di boccaccia perché
senza diletto, ma con intento morale.
Notiamo nelle opere di Foscolo un forte egotismo che lo studioso caretti ha testimoniato anche nel
notare che alcune lettere de “le ultime lettere di Jacopo ortis” coincidono con lettere che scriveva
Foscolo alle sue donne.
Foscolo sceglie il romanzo epistolare perché crede che nelle lettere sia più facile presentare
l’ipertrofia dell’io. Sicuramente come punti di riferimento ha “I dolori del giovane Werter” di
Goethe e “La nouvelle heloise” di rousseau.
Ci sono però sostanziali differenze fra questi romanzi europei e quello di Foscolo e sono oggetto di
un saggio del professore palombo. Innanzitutto c’è da dire che l’opera di goethe prevede lettere
scritte solo da Werter, mentre nell’opera di Foscolo a parlare non è solo ortis perché alle volte,.
Soprattutto nella seconda parte, prende parola l’amico Lorenzo alderani; notiamo poi che nell’ortis,
al tema amoroso è accostato anche quello politico per rendere tutto più doloroso mentre questo
nell’opera di goethe non è presente.
Rispetto all’opera di rousseau notiamo innanzitutto il finale differente perché nell’opera del
francese vi è un lieto fine e poi rousseau inscena diversi corrispondenti delle lettere.
Foscolo cominciò a scrivere quest’opera già nel 1796 con il titolo di “Laura, lettere” e fu pubblicato
senza il suo consenso da sassoli per cui nel 1802 uscì l’edizione revisionata dall’autore con l’attuale
titolo. Abbiamo poi un’altra edizione, detta zurighese del 1816 con l’aggiunta della lettera
antinapoleonica del 17 marzo ed un londinese nel 1817.
“Ultime lettere di Jacopo ortis” è un romanzo sentimentale diviso in due parti: nella prima
incontriamo il giovane ortis che va ai colli Euganei dove incontra la famiglia del signor T e
s’innamora della figlia teresa, promessa sposa ad Odoardo; nella seconda parte ortis parte, viaggia
per l’italia e poi ritornando ai colli, venendo al corrente del matrimonio della sua amata, si suicida
con una pugnalata al cuore.
Lorenzo alderani, l’amico di ortis, interviene nell’opera ed è come un doppio de