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di pser
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Versione originale in latino


Est enim amicitia una in rebus humanis, de cuius utilitate omnes consentiunt: et ii qui ad rem publicam se contulerunt, et ii qui rerum cognitione doctrinaque delectantur, et qui voluptatibus se totos tradiderunt. Hi omnes unum idem sentiunt: sine amicitia vitam nullam esse, si modo velint liberaliter vivere. Serpit enim nescio quo modo amicitia per omnium vitas. Atque, etiam si quis tam aspera natura est ut hominum congressus fugiat atque oderit, tamen is ferre non possit se aliquem non habere apud quem evomat virus acerbitatis suae.
Namque, si quis deus nos ex hac hominum frequentia auferret et in solitudine collocaret atque ibi, suppeditans copiam omnium rerum, nobis tamen eriperet potestatem hominis aspiciendi, quis esset tam ferreus u team vitam ferre posset? Cui solitudo illa non auferret fructum omnium voluptatum? Verum ergo est illud quod nostri senes meminerunt a Tarentino Archyta dici solitum: “ Si quis in caelum ascendisset naturamque mundi et pulchritudinem siderum perspexisset, insuavis illa admiratio ei fuisset; iucundissima autem fuisset, si aliquem cui narraret habuisset “. Sic natura nihil solitarium amat semperque ad aliquod adminiculum adnititur; quod in amicis dulcissimum est.

Traduzione all'italiano


Infatti esiste un solo tipo di amicizia nelle vicende umane, della cui utilità sono tutti d’accordo: e quelli che si dedicano alla repubblica, e quelli che provano piacere nel sapere e nella conoscenza delle cose, e quelli che si abbandonano totalmente ai piaceri. Questi tutti provano la medesima sensazione: senza amicizia la vita non è nulla, purchè vogliano vivere in modo libero. Non so infatti in che modo l’amicizia si diffonde attraverso le vite degli uomini. E anche se qualcuno è così difficile da sopportare per natura che fugge e odia le adunanze degli uomini, tuttavia egli non può sopportare di non avere qualcuno presso il quale sfogare il veleno della sua asprezza. E infatti, se qualche dio ci allontani dalla quantità di questi uomini e ci collochi da soli e lì, essendo sufficiente la quantità di tutte le cose, ci priva però della possibilità di osservare gli uomini, chi sarebbe così resistente da poter sopportare quella vita? A chi quella solitudine non allontana il frutto di ogni piacere? Dunque è vero quello che i nostri anziani ricordano che il tarantino Archita era solito dire: “ se qualcuno salisse in cielo e osservasse la natura del mondo e la bellezza delle stelle, quello stupore gli sarebbe sgradevole; sarebbe invece piacevolissimo se avesse qualcuno a cui raccontarlo.” Così la natura non ama per nulla i luoghi solitari e sempre si appoggia ad un qualche sostegno, che è dolcissimo negli amici.

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