gian149
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Versione originale in latino


Multos iuvenes carmen decepit. Nam ut quisque versum pedibus instruxit sensumque teneriorem verborum ambitu intexuit, putavit se continuo in Heliconem venisse. [...] Ceterum neque generosior spiritus vanitatem arnat, neque concipere aut edere partum mens potest nisi ingenti flumine litterarum inundata. Refugiendum est ab omni verborum, ut ita dicam, vilitate et sumendae voces a plebe semotae, ut fiat "odi profanum vulgus et arceo". Praeterea curandum est ne sententiae emineant extra corpus orationis expressae, sed intexto vestibus colore niteant.
Homerus testis et lyrici Romanusque Vergilius et Horatii curiosa felicitas. Ceteri enim aut non viderunt viam qua iretur ad carmen, aut visam timuerunt calcare. Ecce belli civilis ingens opus quisquis attigerit nisi plenus litteris, sub onere labetur. Non enim res gestae versibus comprehendendae sunt, quod longe melius historici faciunt, sed per ambages deorumque ministeria [...] praecipitandus est liber spiritus, ut potius furentis animi vaticinatio appareat quam religiosae orationis sub testibus fides.

Traduzione all'italiano


O giovani, molti si sono fatti illudere dalla poesia. Infatti appena uno ha costruito su basi ritmiche un verso e con un bel giro di parole ha intessuto un sentimento delicato, ha creduto subito di aver raggiunto la vetta dell’Elicona. [...] Ma né un animo nobile ama la vuota forma né una mente può concepire o produrre un’opera se non è permeata di un ricco flusso di cultura letteraria. Occorre rifuggire da ogni sorta di banalità linguistiche, per così dire, e accettare solo le espressioni escluse dall’uso popolare, in modo che si realizzi all’atto pratico "odio il volgo profano e lo tengo lontano". Si deve inoltre fare in modo che i concetti non risultino delle sporgenze estranee al senso globale del discorso, ma che risaltino come succede per i fili di colore diverso nei tessuti. Lo testimoniano Omero e i poeti lirici e il romano Virgilio e Orazio la cui elaborazione assolutamente felice nei risultati estetici. Infatti tutti gli altri o non hanno scorto la strada per arrivare alla poesia oppure se l’hanno scorta hanno avuto paura di percorrerla. Per esempio, chiunque si accosterà ad un’opera impegnativa come quella su di una guerra civile, soccomberà sotto l’onere dell’impresa a meno che non sia in possesso di una salda cultura letteraria. Infatti il problema non è mettere in poesia gli avvenimenti, cosa che fanno molto meglio gli storici, ma di immettere con impeto una ispirazione libera in mezzo a oscuri meandri fatti di interventi degli dei [...] in modo che ne venga fuori una sorta di profezia di un animo invasato piuttosto che un discorso rigoroso e basato sulla attendibilità delle testimonianze.

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