Versione originale in latino
Cervus, qui siti vehementi laborat et per saltus montium errabat, ad fontem pervenit. Dum os suum in liquidam aquam demittit et avidis haustibus sitim compellere desiderabat, vidit in lacu undarum imaginem suam cum ramosis cornibus et decoris atubus. Tanta pulchritudine superbus, cornua et artus laudavit, crurum aximiam gracilitatem contempsit. At subito canum latratus audivit et arcus venatorum ante oculus vidit, quare, metu perterritus, celeri cursu per rubos saltuum fugam cepit. Iam agilitate et celeritate crurum minaces hostes eluserat, sed ramosa cornua ruborum frondibus adhaeserunt et cursum impediverunt. Sic nec canum impetum nec venatorum adventum vitare valut, qui suis ferreis verubus miseram feram necaverunt. Sic gracilia crura utilia fuerant in cursu, cornua contra, splendidibus ornatus corporis, exitus funesti causa fuerunt.
Traduzione all'italiano
Un cervo, che era tormentato da una forte sete ed andava errando attraverso le gole dei monti, giunse ad una fonte. Mentre accostava il suo muso alla limpida acqua e con avidi sorsi desiderava placare la sete, vide nello specchio delle acque la sua immagine con le corna ramificate e gli arti ben fatti. Sentitosi superbo da tanta bellezza, lodò le corna e gli arti, disprezzò l'eccessiva gracilità delle zampe. Ma all'improvviso udì i latrati dei cani e vide dinnanzi agli occhi gli archi dei cacciatori, perciò atterrito dal timore, con una veloce corsa, prese la fuga attraverso i cespugli delle falde. Già con la velocità e l'agilità delle zampe aveva evitato i minacciosi nemici, ma le corna ramificate rimasero impigliate nelle fronde degli arbusti, ed impedirono la fuga. Così non potè evitare l'assalto dei cani e l'arco dei cacciatori, i quali uccisero il misero animale con spiedi di ferro. Così le gracili zampe erano state utili nella corsa, invece le corna, splendido ornamento del corpo, furono causa di una tragica morte.