Erika2297
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Versione originale in latino


Immoderata libertas et mores corrupti tyrannidem parant.Postquam Pisistratus tyrannus arcem occupaverat,Atheniensibus, dominationi desuetis et tristem servitutem flentibus, hanc fabellam Aesopus narravit. Olim ranae, liberae errantes in paludibus, magno clamore ab Iove regem petiverunt ut dissolutos mores vi compesceret.Pater deorum risit atque eis tigillum dedit quod in stagnum e caelo magno screpitu decidens, pavidum ranarum genus terruit. Dum perterritae in limo delitescunt, forte una ranarum tacite e staqno caput protulit, lignum attente exploravit et cunctas evocavit. Turba petulans, cum timorem deposuisset, super lignum insiluit, inutile tigillum contumeliis inquinavit. Postea nonnullas ranas ad Iovem miserunt ut alium regem rogarent. Tum Iuppiter horribilem hydrum misit, qui dentibus asperis incepit singulas corripere. Frusta miserae ranae, ut necem vitarent, per totum stagnum fugiebant: vocem praecludit terror. Furtim igitur ranae per Mercurium ab Iove petiverunt, sed deorum rex duris verbis ranarum stultitiam vituperavit: "Quia bonum regem ferre noluistis, nunc malum tolerate." Vos, quoque, cives - dixit Aesopus - hoc malum sustinete, ne maius veniat.

Traduzione all'italiano


La smisurata libertà e i modi corrotti portano alla tirannide. Dopo che il tiranno Pisistrato aveva occupato la rocca, gli Ateniesi, non abituati alla dominazione e che piangeva la triste schiavitù, Esopo narrò questa favola.
Un tempo le rane, che vagavano libere nelle paludi, chiesero con grandi grida a Giove un re che frenasse con la forza i costumi corrotti.
Il padre degli dei rise e diede loro un tronchetto che, cadendo dal cielo nello stagno con fragore, spaventò la timorosa stirpe delle rane.
Mentre terrorizzate si rifugiavano nel fango, per caso una delle rane, silenziosamente, tirò fuori la testa dallo stagno, esaminò attentamente il legno e chiamò tutte.
La moltitudine insolente, dopo aver messo da parte la paura, balzò sopra il legno e coprì d'insulti l'inutile tronchetto. Poi, inviarono alcune rane da Giove affinché richiedessero un altro re. Allora Giove inviò uno spaventoso serpente che con i denti aguzzi cominciò a divorarle una ad una. Le rane sventurate, per evitare la morte, fuggivano invano per tutto lo stagno: il terrore toglie la voce. Perciò, di nascosto le rane per mezzo di Mercurio cercarono di ottenere aiuto da Giove, ma il re degli dei, con dure parole, rimproverò la stupidità delle rane: "Poiché non avete voluto sopportare un re buono, ora sopportatene uno malvagio". Anche voi, oh cittadini - disse Esopo - sopportate questo male, affinché non ne arrivi uno più grande.

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