Versione originale in latino
M. Atilius Regulus, primus Romanorum ducum, exercitum in Africam traiecit, ubi non solum cum hominibus sed etiam cum monstris dimicavit. Nam olim factum est ut, cum apud flumen Bagradam Regulus castra posuisset, anguis mirae magnitudinis exercitum Romanum vexaret. Tradunt anguem multos milites ingenti ore corripuisse vel caudae verbere elisisse; nonnullos etiam pestilentis halitus afflatu exanimavisse. Sed monstrum telorum ictu perforari non poterat, quia dura squamarum lorica omnia tela facile repellebat. Tum Regulus, ut exercitum a gravi periculi liberaret, ad machinas confugit et ballistis anguem deiecit,qui tandem saxorum pondere oppressus iacuit. Sed sanguine suo flumen et vicinam regionem tantum infecit ut Romani castra movere coacti sint. Immanis monstri corium, centum et viginti pedes longum, Romam Regulus misit.
Traduzione all'italiano
Marco Attilio Regolo, primo dei generali dei Romani, portò l'esercito in Africa, ove combatté non solo con gli uomini, ma anche con le bestie. Difatti un giorno succedette che, avendo Regolo posto l'accampamento vicino il fiume Bragada, un serpente di ammirevole grandezza aveva attaccato l'esercito romano. Dicono che il serpente avesse acchiappato i militari con le enormi fauci o che li avesse schiacciati con il colpo della coda; che avesse ammazzato non pochi con il fiato orribile. Però non avevano potuto assassinare con un colpo di dardi il mostro, giacché allontanava agevolmente tutti le frecce con la durezza delle squame. Così Regolo, per liberare l'esercito dalla tremenda minaccia, usò le macchine da guerra e piegò il serpente con la balestra, che cadde gravato dal peso dei sassi. Ma il suo sangue avvelenò tanto il fiume e la regione adiacente che i Romani furono obbligati a trasferire l'accampamento. Regolo inviò a Roma la pelle dell'enorme creatura, lungo centoventi piedi.