Versione originale in latino
Erat Othoni celebre convivium primoribus feminis virisque; qui trepidi, fortuitusne militum furor an dolus imperatoris, manere ac deprehendi an fugere et dispergi periculosius foret, modo constantiam simulare, modo formidine detegi, simul Othonis vultum intueri; utque evenit inclinatis ad suspicionem mentibus, cum timeret Otho, timebatur. Sed haud secus discrimine senatus quam suo territus et praefectos praetorii ad mitigandas militum iras statim miserat et abire propere omnis e convivio, iussit. Tum vero passim magistratus proiectis insignibus, vitata comitum et servorum frequentia, senes feminaeque per tenebras diversa urbis itinera, rari domos, plurimi amicorum tecta et ut cuique humillimus cliens, incertas latebras petivere.
Traduzione all'italiano
Stava Otone a banchetto con molti personaggi di rango, uomini e donne. Costoro, spauriti e incerti se erano di fronte a un accidentale accesso di furia dei soldati o a una trappola dell'imperatore, non sapendo se costituisse rischio più grave restare e farsi prendere o disperdersi in fuga, passando dalla simulazione di fermezza a trasalimenti di paura, scrutavano il volto di Otone; ma come avviene se prevale il sospetto, il timore di Otone intimoriva gli altri. Tuttavia, allarmato dal pericolo incombente sui senatori non meno che su di sé, prima invia i prefetti del pretorio a calmare i soldati e poi impone a tutti di lasciare velocemente il convito. Allora, chi di qua, chi di là, tutti si dileguano: magistrati che, gettate le insegne del potere, evitano di farsi accompagnare dal seguito e dagli schiavi; vecchi e donne che spariscono nelle tenebre per vie secondarie; pochi diretti a casa, i più alla ricerca di un nascondiglio presso amici o dal più umile cliente.