Versione originale in latino
Interea Vespasianus iterum ac Titus consulatum absentes inierunt, maesta et multiplici metu suspensa civitate, quae super instantia mala falsos pavores induerat, descivisse Africam res novas moliente L. Pisone. Is <pro consule> provinciae nequaquam turbidus ingenio; sed quia naves saevitia hiemis prohibebantur, vulgus alimenta in dies mercari solitum, cui una ex re publica annonae cura, clausum litus, retineri commeatus, dum timet, credebat, augentibus famam Vitellianis, qui studium partium nondum posuerant, ne victoribus quidem ingrato rumore, quorum cupiditates externis quoque bellis inexplebilis nulla umquam civilis victoria satiavit.
Traduzione all'italiano
Frattanto assumevano il consolato, benché assenti, Vespasiano, per la seconda volta, e Tito, in una città triste, in ansia per più di un motivo e che, oltre alle incombenti difficoltà reali, viveva paure immaginarie sospettando una ribellione dell’Africa, a seguito di un complotto politico organizzato da Lucio Pisone. Questi, proconsole della provincia, era tutt’altro che un sedizioso; ma, poiché le proibitive condizioni del mare bloccavano, con l’inverno, la navigazione, il popolino, abituato a comprare cibo giorno per giorno e la cui unica preoccupazione per lo stato riguardava il rifornimento dei viveri, in preda alla paura, credeva all’esistenza di un blocco sulla costa e al sequestro dei viveri. A tali voci davano spazio i Vitelliani, nei quali non s’era ancora sopita la passione di parte; voci che non spiacevano neppure ai vincitori, la cui avidità, insaziabile anche nelle guerre esterne, nessuna vittoria in una guerra civile seppe mai placare.