Versione originale in latino
Eo in tempore Nero Anti agens non ante in urbem regressus est, quam domum eius, qua Palatium et Maecenatis hortos continuaverat, ignis propinquaret. Neque tamen sisti potuit, quin et Palatium et domus et cuncta circum haurirentur.(2) Sed solacium populo exturbato ac profugo campum Martis ac monumenta Agrippae, hortos quin etiam suos patefecit et subitaria aedificia exstruxit, quae multitudinem inopem acciperent; subvectaque utensilia ab Ostia et propinquis municipiis, pretiumque frumenti minutum usque ad ternos nummos. (3) Quae quamquam popularia in inritum cadebant, quia pervaserat rumor ipso tempore flagrantis urbis inisse eum domesticam scaenam et cecinisse Troianum excidium, praesentia mala vetustis cladibus adsimulantem.
Traduzione all'italiano
In quel momento Nerone era ad Anzio, e non ritornò a Roma finché le fiamme non si avvicinarono a quella casa che egli aveva edificato per unire il palazzo con i giardini di Mecenate. Non si poté, tuttavia, impedire al fuoco di avvolgere e distruggere il palazzo, la casa e tutti i luoghi circostanti. Per confortare il popolo vagante qua e là senza dimora, aprì il Campo Marzio, i monumenti di Agrippa e i suoi giardini, dove fece innalzare delle costruzioni improvvisate per offrire un rifugio alla moltitudine in miseria. Da Ostia e dai municipi vicini fece venire oggetti di prima necessità, fece ridurre il prezzo del grano a tre nummi per moggio. Tutti questi provvedimenti, per quanto di carattere popolare, non ebbero eco nel favore del popolo, perché si era diffusa la voce che nello stesso momento in cui la città era preda delle fiamme egli fosse salito sul palcoscenico del palazzo, ed avesse cantato l'incendio di Troia, raffigurando in quell'antica rovina la presente sventura.