Versione originale in latino
Iam Stertinius, ad accipiendum in deditionem Segimerum fratrem Segestis praemissus, ipsum et filium eius in civitatem Vbiorum perduxerat. Data utrique venia, facile Segimero, cunctantius filio, quia Quintilii Vari corpus inlusisse dicebatur. Ceterum ad supplenda exercitus damna certavere Galliae Hispaniae Italia, quod cuique promptum, arma equos aurum offerentes. Quorum laudato studio Germanicus, armis modo et equis ad bellum sumptis, propria pecunia militem iuvit. Utque cladis memoriam etiam comitate leniret, circumire saucios, facta singulorum extollere; vulnera intuens alium spe, alium gloria, cunctos adloquio et cura sibique et proelio firmabat.
Traduzione all'italiano
Intanto Stertinio, inviato ad accogliere la resa di Segimero, fratello di Segeste, aveva già ricondotto lui e suo figlio nella città degli Ubii. Fu concesso a entrambi il perdono; senza problemi, per Segimero, ma non senza una qualche perplessità per il figlio, perché gli si addebitava di aver recato oltraggio alla salma di Quintilio Varo. Quanto ai soccorsi per i danni subiti dall'esercito, le Gallie, le Spagne, l'Italia fecero a gara, offrendo ciò di cui disponevano: armi, cavalli, denaro. Ne lodò Germanico la premura, ma accettò solo armi e cavalli per le necessità della guerra e ai soldati provvide col proprio denaro. Per alleviare, anche col suo personale interessamento, il ricordo della sofferta ritirata, visitava i feriti, tesseva elogi delle azioni individuali; e, nell'informarsi delle ferite, confortava gli uni con la speranza di guarigione, gli altri con la prospettiva della gloria e tutti con parole di incoraggiamento e con premure, rafforzando l'attaccamento alla sua persona e la fiducia nell'esito della guerra.