Versione originale in latino
Prima novo principatu mors Iunii Silani, proconsulis Asiae, ignaro Nerone, per dolum Agrippinae paratur, non quia ingenii violentia exitium inritaverat, segnis et dominationibus aliis fastiditus, adeo ut Gaius Caesar pecudem auream eum appellare solitus sit: verum Agrippina fratri eius L. Silano necem molita ultorem metuebat, crebra vulgi fama anteponendum esse vixdum pueritiam egresso Neroni et imperium per scelus adepto virum aetate composita insontem, nobilem et, quod tunc spectaretur, e Caesarum posteris: quippe et Silanus divi Augusti abnepos erat. Haec causa necis. Ministri fuere P. Celer eques Romanus et Helius libertus, rei familiari principis in Asia impositi. Ab his proconsuli venenum inter epulas datum est, apertius quam ut fallerent. Nec minus properato Narcissus Claudii libertus, de cuius iurgiis adversus Agrippinam rettuli, aspera custodia et necessitate extrema ad mortem agitur, invito principe, cuius abditis vitiis per avaritiam ac prodigentiam mire congruebat.
Traduzione all'italiano
Nel nuovo principato si prepara per prima la morte di Giunio Silano, proconsole d'Asia, essendone all'oscuro Nerone, mediante un inganno di Agrippina, non perché l'impetuosità del suo carattere avesse provocato la catastrofe, negligente e infastidito dell'altrui potere, tanto che Gaio Cesare fu solito chiamarlo montone d'oro, ma Agrippina, avendo procurata l'uccisione al fratello di lui Lucio Silano, temeva il vendicatore, essendo opinione diffusa del popolo che si dovesse preferire a Nerone, appena uscito dalla fanciullezza e che aveva ottenuto il principato grazie a un delitto, un uomo di età matura, privo di colpe, nobile e, ciò di cui allora si teneva conto, fra i discendenti dei Cesari: dal momento che anche Silano era pronipote del divino Augusto. Questo fu il motivo dell'uccisione. Esecutori furono Publio Celere, cavaliere romano, ed il liberto Elio, incaricati dell'amministrazione in Asia del patrimonio del principe. Da costoro durante un banchetto fu dato il veleno al proconsole troppo apertamente perché passassero inosservati. Né meno velocemente Narcisso, liberto di Claudio, dei cui litigi con Agrippina ho già parlato, per la dura prigionia e la disperata condizione è spinto a morte, pur non volendolo il principe (contro la volontà del principe), con i cui vizi ancora nascosti straordinariamente si accordava per la sua avidità e prodigalità.