Versione originale in latino
At Eunones claritudine viri, mutatione rerum et prece haud degeneri permotus, adlevat supplicem laudatque quod gentem Aorsorum, quod suam dextram petendae veniae delegerit. Simul legatos litterasque ad Caesarem in hunc modum mittit: populi Romani imperatoribus, magnarum nationum regibus primam ex similitudine fortunae amicitiam, sibi et Claudio etiam communionem victoriae esse. Bellorum egregios finis quoties ignoscendo transigatur: sic Zorsini victo nihil ereptum. Pro Mithridate, quando gravius mereretur, non potentiam neque regnum precari, sed ne triumpharetur neve poenas capite expenderet.
Traduzione all'italiano
Eunone, colpito dalla fama di quell'uomo, dal mutamento del suo stato e dalla preghiera non indegna di lui, fa rialzare il supplice e lo loda per avere scelto il popolo degli Aorsi e il suo personale intervento, per chiedere grazia. Subito invia a Cesare emissari e una lettera di questo tenore: l'amicizia fra gli imperatori del popolo romano e i re di grandi nazioni aveva come primo fondamento la similitudine nella potenza; tra lui e Claudio c'era anche il comune vincolo della vittoria; e la più gloriosa fine delle guerre era concluderle col perdono; così al vinto Zorsine nulla era stato tolto: per Mitridate, meritevole di pena maggiore, non chiedeva né potenza né regno, ma che non fosse trascinato a Roma dietro il carro trionfale, né subisse la pena di morte.