Versione originale in latino
Consultatum ibi de remedio; etenim nuntiabatur parari legatos qui superiorem exercitum ad causam eandem traherent; destinatum excidio Vbiorum oppidum, imbutasque praeda manus in direptionem Galliarum erupturas. Augebat metum gnarus Romanae seditionis et, si omitteretur ripa, invasurus hostis: at si auxilia et socii adversum abscedentis legiones armarentur, civile bellum suscipi. Periculosa severitas, flagitiosa largitio: seu nihil militi sive omnia concedentur in ancipiti res publica. Igitur volutatis inter se rationibus placitum ut epistulae nomine principis scriberentur: missionem dari vicena stipendia meritis, exauctorari qui sena dena fecissent ac retineri sub vexillo ceterorum inmunes nisi propulsandi hostis, legata quae petiverant exsolvi duplicarique.
Traduzione all'italiano
Qui si discusse su come fronteggiare la situazione. Riferivano infatti che i soldati preparavano una delegazione, per trascinare alla medesima causa l'esercito della Germania superiore. Correva voce che la città degli Ubii fosse destinata al saccheggio e che essi, con le mani colme di preda, si sarebbero buttati al saccheggio delle Gallie. Ad accrescere la paura c'era il nemico, informato della rivolta al campo romano e pronto a occupare la riva, se fosse rimasta sguarnita. Del resto, se contro le legioni ribelli avessero armato le truppe ausiliarie e gli alleati, significava dare avvio alla guerra civile. La severa repressione era pericolosa, infamante la condiscendenza; sia non concedendo nulla sia concedendo tutto, lo stato era in pericolo. Esaminata dunque la questione sotto ogni profilo, si decise di scrivere un messaggio a nome del principe: si dava il congedo definitivo a chi avesse un servizio di vent'anni, passava alla riserva chi ne avesse fatto sedici e lo si tratteneva tra i "vexillarii", esonerato da ogni obbligo, salvo quello di respingere il nemico; si pagavano, in misura doppia, i lasciti ora reclamati.