Versione originale in latino
Domitianus natus est VIIII Kal. Novemb. Patre consule designato inituroque mense insequenti honorem, regione urbis sexta ad Malum Punicum, domo quam postea in templum gentis Flaviae convertit. Pubertatis ac primae adulescentiae tempus tanta inopia tantaque infamia gessisse fertur, ut nullum argenteum vas in usu haberet; satique constat Clodium Pollionem praetorium virum, in quem est poema Neronis quod inscribitur Luscio, chirographum eius conversasse et nonnumquam protulisse noctem sibi pollicentis; nec defuerunt qui affirmarent, corruptum Domitianum et a Nerva successore mox suo. Bello Vitelliano confugit in Capitolium cum patruo Sabino ac parte praesentium copiarum, sed irrumpentibus adversariis et ardente templo apud aedituum clam pernoctavit, ac mane Isiaci celatus habitu interque sacrificulos variae superstitionis, cum se trans Tiberim ad condiscipuli sui matrem comite uno contulisset, ita latuit, ut scrutantibus qui vestigia subsecuti erant, deprehendi non potuerit. Post victoriam demum progressus et Caesar consalutatus, honorem praeturae urbanae consulari potestate suscepit titulo tenus (nam iuris dictionem ad collegam proximum transtulit); ceterum omnem vim dominationis tam licenter exercuit, ut iam tum qualis esset ostenderet. Ne exsequar singula, contrectatis multorum uxoribus, Domitiam Longinam Aelio Lamiae nuptam etiam in matrimonium abduxit, atque uno die super XX Officia urbana aut peregrina distribuit, mirari se Vespasiano dictitante, quod successorem non et sibi mitteret.
Traduzione all'italiano
Domiziano nacque nel nono giorno prima delle calende di novembre, quando suo padre era console designato e doveva entrare in carica il mese successivo, nella sesta regione di Roma, in una casa del quartiere dei Melograni, che egli trasformò più tardi in un tempio della famiglia Flavia. A quanto dicono passò il tempo della sua pubertà e della prima adolescenza in tanta indigenza e tanto obbrobrio che non possedeva neanche un vaso d'argento per suo uso personale. Ed è noto che Clodio Pollione, un pretore anziano, contro il quale ci resta un poema di Nerone intitolato "Luscio" conservò e qualche volta mostrò un biglietto autografo con il quale Domiziano gli prometteva di passare una notte con lui. Inoltre vi è anche chi dice che Domiziano si era pure prostituito a Nerva, suo futuro successore. Durante la guerra contro Vitellio, egli si rifugiò sul Campidoglio con suo zio Sabino e con una parte delle truppe flaviane che si trovavano a Roma, ma quando le truppe avversarie vi fecero irruzione e il tempio fu incendiato, egli si nascose e passò la notte presso il guardiano; il giorno dopo, travestito da sacerdote di Iside, si confuse con i sacrificatori dei diversi riti e, portatosi oltre il Tevere, con un solo compagno, presso la madre di uno dei suoi condiscepoli, si tenne così ben nascosto che, nonostante tutte le ricerche, quelli che avevano seguito le sue tracce non riuscirono a scoprirlo. Si fece vedere soltanto dopo la vittoria e, salutato come Cesare, ricevette la carica di pretore urbano con l'autorità di un console, ma non conservò che il titolo, dal momento che trasmise i suoi poteri al primo dei suoi colleghi; per altro si permise tutte le violenze, come un vero tiranno e mostrò in questo periodo ciò che sarebbe stato un giorno. Senza scendere nei particolari, dirò che, dopo aver sedotto numerose donne sposate, arrivò a sposare Domizia Longina, togliendola a suo marito Elio Lama e distribuì in una sola giornata più di venti incarichi urbani o peregrini, cosa che faceva dire a Vespasiano "di meravigliarsi che non mandasse un successore anche a lui".