Pillaus
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Versione originale in latino


Interfuit huic bello pater meus Suetonius Laetus, tertiae decimae legionis tribunus angusticlavius. Is mox referre crebro solebat, Othonem etiam privatum usque adeo detestatum civilia arma, ut memorante quodam inter epulas de Cassii Brutique exitu cohorruerit; nec concursurum cum Galba fuisse, nisi confideret sine bello rem transigi posse; tunc ac despiciendam vitam exemplo manipularis militis concitatum, qui cum cladem exercitus nuntiaret nec cuiquam fidem faceret ac nunc mendaci nunc timoris, quasi fugisset, ex acie argueretur, gladio ante pedes eius incubuerit.
Hoc viso proclamasse cum aiebat, non amplius se in periculum talis tamque bene meritos coniecturum.
Fratrem igitur fratrisque filium et singulos amicorum cohortatus, ut sibi quisque pro facultate consuleret, ab amplexu et osculo suo dimisit omnis, secretoque capto binos codicillos exaravit, ad sororem consolatorios, et ad Messalinam Neronis, quam matrimonio destinarat, commendans reliquias suas et memoriam. Quicquid deinde epistularum erat, ne cui periculo aut noxae apud victorem forent, concremavit. Divisit et pecunias domesticis ex copia praesenti.

Traduzione all'italiano


Mio padre, Svetonio Leto, prese parte a questa guerra come tribuno angusticlavio della tredicesima legione. Più tardi egli era solito raccontare che, anche prima di divenire imperatore, Otone detestò talmente le guerre civili che un giorno, a tavola, rabbrividì di orrore sentendo un convitato che ricordava la fine di Cassio e di Bruto. Aggiungeva anche che Otone non si sarebbe mai rivoltato contro Galba se non fosse stato sicuro di poter regolare, la questione senza guerra, e che fu spinto a cercare la morte dall'esempio di un semplice soldato il quale, venuto ad annunciare la rotta dell'armata, poiché nessuno gli credeva e alcuni lo accusavano di menzogna, altri di codardia, come se avesse disertato il campo di battaglia, si gettò sulla sua spada davanti ai piedi dell'imperatore. A quella vista mio padre diceva che Otone gridò "di non aver più intenzione di esporre al pericolo soldati così coraggiosi, ai quali doveva tanto".
Dunque, dopo aver esortato suo fratello, il figlio di suo fratello e tutti i suoi amici a badare ciascuno a se stesso, secondo i propri mezzi, li congedò tutti, sottraendosi a baci ed abbracci; rimasto poi solo scrisse due biglietti, uno a sua sorella, per consolarla, l'altro a Messalina, la vedova di Nerone, che aveva stabilito di sposare, per raccomandarle le sue spoglie e il suo ricordo. Bruciò quindi tutte le lettere che possedeva, perché nessuno potesse essere danneggiato o compromesso da quelle agli occhi del vincitore. Divise anche tra il personale della sua casa il danaro che allora possedeva.

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