Versione originale in latino
Convivabatur assidue nec umquam nisi recta, non sine magno ordinum hominumque dilectu. Valerius Messala tradit, neminem umquam libertinorum adhibitum ab eo cenae excepto Mena, sed asserto in ingenuitatem post proditam Sexti Pompei classem. Ipse scribit, invitasse se quendam, in cuius villa maneret, qui speculator suus olim fuisset. Convivia nonnumquam et serius inibat et maturius relinquebat, cum convivae et cenare inciperent, prius quam ille discumberet, et permanerent digresso eo. Cenam ternis ferculis aut cum abundantissime senis praebebat, ut non nimio sumptu, ita summa comitate. Nam et ad communionem sermonis tacentis vel summissim fabulantis provocabat, et aut acroamata et histriones aut etiam triviales ex circo ludios interponebat ac frequentius aretalogos.
Traduzione all'italiano
Dava continuamente banchetti, ma sempre in piena regola, con attenta selezione delle persone e delle categorie. Valerio Messalla riferisce che mai nessuno tra i liberti è stato ammesso a pranzo da lui, eccetto Mena, ma (una volta) affrancato dopo la consgna della flotta di Sesto Pompeo. Egli stesso scrive di averne invitato, una volta, uno nella cui casa di campagna si trovava, e che era stato un tempo un suo informatore. Talvolta sia cominciava il banchetto più tardi, sia lo lasciava prima, mentre i convitati cominciavano a mangiare prima che egli giungesse e continuavano quando già se n'era andato. Faceva servire tre portate o sei, al massimo nelle grandi occasioni, ma se limitava le spese, non lesinava in amabilità. Infatti, quando gli ospiti tacevano o parlavano a voce bassa, li trascinava in una conversazione generale o faceva intervenire artisti, attori e anche volgari pantomimi del circo, più spesso buffoni.