Versione originale in latino
Patronus dominusque non minus severus quam facilis et clemens multos libertorum in honore et usu maximo habuit, ut Licinum et Celadum aliosque. Cosmum servum gravissime de se opinantem non ultra quam compedibus coercuit. Diomeden dispensatorem, a quo simul ambulante incurrenti repente fero apro per metum obiectus est, maluit timiditatis arguere quam noxae, remque non minimi periculi, quia tamen fraus aberat, in iocum vertit. Idem Polum ex acceptissimis libertis mori coegit compertum adulterare matronas; Thallo a manu, quod pro epistula prodita denarios quingentos accepisset, crura ei fregit; paedagogum ministrosque C. Fili, per occasionem valitudinis mortisque eius superbe avareque in provincia grassatos, oneratis gravi pondere cervicibus praecipitavit in flumen.
Traduzione all'italiano
Come protettore e padrone fu severo, ma anche indulgente e pieno di clemenza. Onorò assai e trattò come membri della sua famiglia molti liberti, come per esempio Licinio, Celado ed altri. Si limitò a mettere ai ferri il suo schiavo Cosmo che lo criticava senza riguardi. Il suo intendente Diomede, mentre passeggiava con lui, lo aveva gettato, per lo spavento, contro un cinghiale che stava caricando, ma egli preferì trattarlo più da poltrone che da criminale e, quantunque il danno fosse stato grave, buttò la cosa in ridere, perché Diomede aveva agito senza malizia. Al contrario fece morire Polo, uno dei suoi più cari liberti, perché scoperto in relazioni adultere con alcune matrone; fece spezzare le gambe al suo segretario Tallo, perché aveva tradito il segreto di una lettera per cinquecento denari. Quando il precettore e i domestici di suo figlio Gaio, approfittando della malattia e poi della morte del loro padrone, cominciarono a rivelare nella provincia il loro orgoglio e la loro avidità, li fece gettare in un fiume, con grosse pietre attaccate al collo.