Versione originale in latino
Liberalia studia imperii initio neglexit, quamquam bibliothecas incendio absumptas impensissime reparare curasset, exemplaribus undique petitis, missisque Alexandream qui describerent emendarentque. Numquam tamen aut historiae carminibusque noscendis operam ullam aut stilo vel necessario dedit. Praeter commentarios et acta Tiberii Caesaris nihil lectitabat; epistolas orationesque et edicta alieno formabat ingenio. Sermonis tamen nec inelegantis, dictorum interdum etiam notabilium, "Vellem," inquit, "tam formosus esse, quam Maetius sibi videtur"; et cuiusdam caput varietate capilli subrutilum et incanum, perfusas nivem mulso dixit; condicionem principum miserrimam aiebat, quibus de coniuratione comperta non crederetur nisi occisis.
Traduzione all'italiano
Gli studi liberali furono da lui trascurati all'inizio del suo principato, benché avesse preso la decisione di ricostruire con ingenti spese le biblioteche incendiate e avesse fatto ricercare per tutto l'Impero copie delle opere scomparse e inviato ad Alessandria una missione incaricata di copiare e correggere i testi. Tuttavia non si preoccupò mai di studiare la storia o la poesia, e nemmeno di scrivere, se non in caso di necessità. Non leggeva niente, ad eccezione delle memorie e degli atti di Tiberio. Le sue lettere, i suoi discorsi e i suoi editti erano opera di altri. Tuttavia la sua conversazione era molto elegante, ricca talvolta di battute pregevoli. Un giorno disse: "Vorrei essere bello come Mezio credeva di essere," e definì i capelli di un tale, un po' bianchi e un po' rossicci: "Vino dolce spruzzato di neve."