Versione originale in latino
Nec tamen quicquam ante temptavit, promptissimis atque etiam instantibus suis, quam sollicitatus quorundam et ignotorum et absentium fortuito favore.
Moesiaci exercitus bina e tribus legionibus milia, missa auxilio Othoni, postquam ingressis iter nuntiatum est victum eum ac vim vitae suae attulisse, nihilo setius Aquileiam usque perseveraverunt, quasi rumori minus crederent. Ibi per occasionem ac licentiam omni rapinarum genere grassati, cum timerent ne sibi reversis reddenda ratio ac subeunda poena esset, consilium inierunt eligendi creandique imperatoris; neque enim deteriores esse aut Hispaniensi exercitu qui Galbam, aut praetoriano qui Othonem, aut Germaniciano qui Vitellium fecissent. Propositis itaque nominibus legatorum consularium, quot ubique tunc erant, cum ceteros alium alia de causa improbarent, et quidam e legione tertia, quae sub exitu Neronis translata ex Syria in Moesiam fuerat, Vespasianum laudibus ferrent, assensere cuncti nomenque eius vexillis omnibus sine mora inscripserunt. Et tunc quidem compressa res est, revocatis ad officium numeris parumper. Ceterum divulgato facto, Tiberius Alexander praefectus Aegypti primus in verba Vespasiani legiones adegit Kal. Iul., qui principatus dies in posterum observatus est. Iudaicus deinde exercitus V Idus Iul. Apud ipsum iuravit.
Plurimum coeptis contulerunt iactatum exemplar epistulae verae sive falsae defuncti Othonis ad Vespasianum, extrema obtestatione ultionem mandatus et ut rei p. Subveniret optantis; simul rumor dissipatus, destinasse victorem Vitellium permutate hiberna legionum et Germanicas transferre in Orientem ad securiorem mollioremque militiam, praeterea ex praesidibus provinciarum Licinius Mucianus et e regibus Vologaesus Parthus; ille deposita simultate, quam in id tempus ex aemulatione non obscure gerebat, Syriacum promisit exercitum, hic quadraginta milia sagittariorum.
Traduzione all'italiano
Ciò nonostante, sebbene i suoi amici fossero tutti pronti e perfino insistessero, non intraprese nulla prima di essere sollecitato da una testimonianza di simpatia che gli diedero casualmente alcuni soldati, a lui sconosciuti e lontani.
I duemila soldati che ciascuna delle tre legioni dell'armata della Mesia aveva inviato in soccorso di Otone, pur avendo appreso, durante la marcia, la notizia della sua disfatta e del suo suicidio, tuttavia proseguirono fino alla città di Aquileia, come se non credessero a questa diceria. Là, approfittando dell'occasione e della loro libertà, si diedero ad ogni genere di rapine; poi, quasi temessero di dover render conto e subire castighi al loro ritorno, decisero di scegliere e di nominare un imperatore, convinti di non essere da meno dell'armata di Spagna, dei pretoriani, delle truppe di Germania che di volta in volta avevano eletto Galba, Otone e Vitellio. Messi dunque in fila i nomi di tutti i legati consolari che allora si trovavano presso le varie armate, li scartarono l'uno dopo l'altro per motivi diversi, ma quando alcuni soldati della terza legione che, sul finire del principato di Nerone, erano stati trasferiti dalla Siria in Mesia, fecero gli elogi di Vespasiano, tutti acconsentirono a questa scelta, e senza indugio, iscrissero il suo nome sui loro stendardi. Sul momento la cosa rimase circoscritta, giacché le truppe, per qualche tempo, furono ricondotte all'obbedienza, ma quando la voce cominciò a diffondersi, Tiberio Alessandro, prefetto d'Egitto, prese l'iniziativa di far giurare alle sue legioni fedeltà a Vespasiano il giorno delle calende di luglio, data che in seguito venne celebrata come quella dell'inizio del suo principato; più tardi, il quinto giorno prima delle idi di luglio, gli prestò giuramento l'armata di Giudea.
Moltissimo giovò ai progetti di Vespasiano la pubblicità data ad una lettera, autentica o apocrifa, con la quale Otone, l'imperatore defunto, in un'estrema supplica, gli affidava la missione della vendetta e lo pregava di venire in soccorso dello Stato; contemporaneamente gli giovò la propagazione di una voce secondo la quale Vitellio, dopo la vittoria, aveva intenzione di cambiare i quartieri invernali delle legioni e di trasportare quelle della Germania in Oriente dove avrebbero avuto un servizio meno pericoloso e meno duro; infine gli fu utile il contributo di un governatore di provincia, Licinio Muciano, e di un re, Vologeso dei Parti. Il primo, deposto l'odio, ispirato dalla gelosia che fino a quel momento aveva apertamente manifestato nei confronti di Vespasiano, gli promise l'appoggio dell'armata di Siria, e il secondo quarantamila arcieri.