Versione originale in latino
Functus consulatu Gaio Memmio Lucioque Domitio praetoribus de superioris anni actis referentibus cognitionem senatui detulit; nec illo suscipiente triduoque per inritas altercationes absumpto in provinciam abiit. Et statim quaestor eius in praeiudicium aliquot criminibus arreptus est. Mox et ipse a Lucio Antistio tr. Pl. Postulatus appellato demum collegio optinuit, cum rei publicae causa abesset reus ne fieret. Ad securitatem ergo posteri temporis in magno negotio habuit obligare semper annuos magistratus et e petitoribus non alios adiuvare aut ad honorem pati pervenire, quam qui sibi recepissent propugnaturos absentiam suam; cuius pacti non dubitavit a quibusdam ius iurandum atque etiam syngrapham exigere.
Traduzione all'italiano
Allo scadere del consolato, i pretori Gaio Memmio e Lucio Domizio presentarono una relazione sui fatti dell'anno precedente: allora Cesare deferì al Senato l'istruzione dell'affare, ma poiché il Senato non se ne occupava, e tre giorni erano stati perduti in varie discussioni, se ne partì per la provincia. Subito il suo questore fu trascinato in giudizio sotto varie imputazioni, in vista di un'inchiesta pregiudiziale. Ben presto fu citato anche lui da Lucio Antistio, tribuno della plebe, e dovette alla fine appellarsi al collegio dei tribuni per ottenere di non essere accusato, dal momento che era assente per servizio di Stato. Così, allo scopo di garantirsi in avvenire la propria sicurezza, si diede da fare per legare a sé ogni anno i vari magistrati in carica e sostenere o lasciar giungere agli onori soltanto quei candidati che si fossero impegnati a difenderlo durante la sua assenza. Di questo accordo non esitò a pretendere da alcuni un giuramento e perfino una dichiarazione scritta.