Fabrizio Del Dongo
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Versione originale in latino


Ulla si iuris tibi peierati
poena, Barine, nocuisset umquam,
dente si nigro fieres vel uno
turpior ungui,

crederem. Sed tu simul obligasti
perfidum votis caput, enitescis
pulchrior multo iuvenumque prodis
publica cura.

Expedit matris cineres opertos
fallere et toto taciturna noctis
signa cum caelo gelidaque divos
morte carentis.

Ridet hoc, inquam, Venus ipsa, rident
simplices Nymphae ferus et Cupido
semper ardentis acuens sagittas
cote cruenta.

Adde quod pubes tibi crescit omnis,
servitus crescit nova nec priores
impiae tectum dominae relinquont,
saepe minati.

Te suis matres metuunt iuvencis,
te senes parci miseraeque nuper
virgines nuptae, tua ne retardet
aura maritos.

Traduzione all'italiano


O Barine, se una sola pena per il giuramento violato
ti avesse mai colpito,
se tu diventassi più brutta per un dente nero
o per soltanto un’unghia,

io ti crederei. Invece tu, non appena hai impegnato
il tuo capo traditore con delle promesse false, risplendi
ancora più bella e incedi
[da] comune affanno dei giovani.

[Ti] giova ingannare le ceneri di tua madre
sepolta, le costellazioni della notte silenziosa
con tutto il cielo e gli dei,
privi della gelida morte.

Sorride di questo, dico, la stessa Venere, sorridono
le ingenue ninfe e il feroce Cupido,
sempre mentre affila i dardi infiammati
sulla pietra insanguinata.

Aggiungi che la gioventù cresce tutta per te,
crescono dei nuovi schiavi, né i vecchi,
lasciano la casa della loro tiranna spietata,
pur avendolo tante volte minacciato.

Le madri ti temono per i loro figli,
[ti temono] i vecchi padri avari e [temono] le infelici fanciulle
da poco spose, che il tuo fascino faccia attardare
i loro uomini.

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