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di pser
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Versione originale in latino


Quibus rebus permota civitas atque immutata urbis facies erat. Ex summa laetitia atque lascivia, quae diuturna quies pepererat, repente omnis tristitia invasit: festinare, trepidare, neque loco neque homini cuiquam satis credere, neque bellum gerere neque pacem habere, suo quisque metu pericula metiri. Ad hoc mulieres, quibus rei publicae magnitudine belli timor insolitus incesserat, afflictare sese, manus supplices ad caelum tendere, miserari parvos liberos, rogitare omnia, omni rumore pavere, arripere omnia superbia atque deliciis omissis, sibi patriaeque diffidere. At Catilinae crudelis animus eadem illa movebat, tametsi praesidia parabantur et ipse lege Plautia interrogatus erat ab L. Paulo. Tum M. Tullius consul, sive praesentiam eius timens sive ira commotus, orationem habuit luculentam atque utilem rei publicae, quam postea scriptam edidit. Sed ubi ille assedit, Catilina, ut erat paratus ad dissimulanda omnia, demisso vultu, voce supplici postulare a patribus coepit, ne quid de se temere crederent. (...) Ad hoc male dicta alia cum adderet, obstrepere omnes, hostem atque parricidam vocare. Tum ille furibundus «quoniam quidem circumventus» inquit « ab inimicis praeceps agor, incendium meum ruina extinguam ».

Traduzione all'italiano


A causa di questi avvenimenti la città era in agitazione ed era mutato il suo aspetto. Dalla grandissima gioia ed allegria, che aveva prodotto la duratura pace, la tristezza si insinuò improvvisamente nell’animo di tutti: si affrettavano, si agitavano, non avevano fiducia né in nessun luogo né in nessuno, né facevano la guerra né avevano la pace, ognuno misurava i pericoli dalla propria paura. Oltre ciò le donne si affliggevano, alzavano supplici le mani al cielo, compiangevano i piccoli figli, chiedevano con insistenza, temevano ogni cosa e diffidavano di loro stesse e della patria. Ma lo spietato animo di Catilina insisteva sui propositi di prima anche se si preparavano guarnigioni e lui stesso era interrogato in base alla legge Plauzia da Lucio Paolo. Allora il console Marco Tullio, o temendo la sua presenza o adirato, pronunciò un orazione splendida e utile alla repubblica che poi scrisse e pubblicò. Ma quando quello si mise a sedere, Catilina, poiché era pronto a negare ogni cosa, con gli occhi bassi, con voce supplichevole, iniziò a chiedere ai senatori di non prestar fede a voci infondate su di sé. Poiché aggiunse a ciò altre cattive parole, tutti protestavano e lo chiamavano nemico e parricida. Allora quello, arrabbiato disse: “ Poiché di sicuro, circondato da nemici, sono condotto in basso, che io spenga il mio incendio con la rovina.”

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