Fabrizio Del Dongo
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Versione originale in latino


Helvetii iam per angustias et fines Sequanorum suas copias traduxerant et in Haeduorum fines pervenerant eorumque agros populabantur. Haedui, cum se suaque ab iis defendere non possent, legatos ad Caesarem mittunt rogatum auxilium: dicebant ita se omni tempore de populo Romano meritos esse ut paene in conspectu exercitus nostri agri vastari, liberi [eorum] in servitutem abduci, oppida expugnari non debuerint. Eodem tempore quo [Haedui] Ambarri, necessarii et consanguinei Haeduorum, Caesarem certiorem faciunt sese, depopulatis agris, non facile ab oppidis vim hostium prohibere.
Item Allobroges, qui trans Rhodanum vicos possessionesque habebant, fuga se ad Caesarem recipiunt et demonstrant sibi praeter agri solum nihil esse reliqui.

Traduzione all'italiano


Gli Elvezi avevano ormai fatto passare le loro truppe attraverso i passaggi stretti e il territorio dei Sequani ed erano giunti nelle terre degli Edui e avevano devastato i loro campi. Gli Edui non potendo difendere se stessi e le proprie cose, inviano degli ambasciatori da Cesare per chiedere aiuto: dicevano così ch in ogni tempo erano stati degni del popolo romano, che in presenza dell’esercito romano, i [loro] campi non avrebbero dovuto essere più devastati, né i loro figli essere ridotti in schiavitù, né le fortezze essere espugnate. Contemporaneamente, gli Ambarri, amici e consanguinei degli Edui, informano lo stesso Cesare che per essi, saccheggiati i campi, non sarebbe stato facile tenere lontano la violenza dei nemici dalle città fortificate. Nello stesso modo, gli Allobrogi i quali avevano dei villaggi e dei poderi dall’altra parte del Rodano, fuggendo, si ritirano presso Cesare e gli mostrano che nulla di quello che rimane appartiene loro, se non soltanto la terra.

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