Fabrizio Del Dongo
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Versione originale in latino


Hannibal Capuam,in qua Romanus exercitus erat,obsidebat, cum Vibius Accaus,Pelignae cohortis praefectus,vexillum trans Punicum vallum proiecit, et suos commilitones admonuit ut it peterent ; itaque primus impetum fecit.Quod ut Valerius Flaccus,tribunus tertiae legionis,aspexit,conversus ad suos:"Spectatores,- inquit - ut video,alienae virtutis huc venimus; sed absit hoc dedecus a sanguine nostro, ut Romani gloria cedere Latinis velimus. Ego certe aut speciosam optavi mortem,aut felicem audaciae exitum; vel solus igitur praecurrere paratus sum".His verbis, Pedanius centurio signum dextra retinens:"Iam hoc – inquit - intra hostile vallum mecum erit; proinde sequantur ,qui id capi nolunt".
Et cum eo in castra Poenorum irrupit,totamque secum traxit legionem.
da Valerio Massimo

Traduzione all'italiano


Annibale stava cingendo di assedio la città di Capua, in cui si trovava l’esercito romano, quando Vibio Accao, prefetto della coorte Peligna(1), gettò il vessillo oltre la trincea punica ed esortò i suoi commilitoni affinché andassero a recuperarla; pertanto, si lanciò per primo all’attacco. Quando Valerio, tribuno della terza legione vide ciò, rivoltosi ai suoi, disse: “Come vedo, siamo venuti qui come spettatori del coraggio altrui; ma sia lontana dal nostro sangue questa infamia, di volere, noi Romani, essere inferiori ai Latini per la gloria. Io, certamente, ho scelto o una splendida morte o un esito felice della mia impresa coraggiosa; sono pronto a correre all’assalto anche da solo.” Con queste parole, il centurione Padanio, tenendo l'insegna con la mano destra, disse. “Presto questo sarà con me nella trincea nemica; perciò, mi seguano coloro che non vogliono che esso sia preso (strappato dal nemico)". E con esso, irruppe nell’accampamento dei Cartaginesi e si portò dietro tutta la legione.
(1) I Peligni erano una piccola popolazione italica stanziata approssimativamente nell’Abruzzo odierno

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