Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Ligario, 8.

Versione originale in latino


Vide, quaeso, Tubero, ut, qui de meo facto non dubitem, de Ligari audeam dicere. Atque haec propterea de me dixi, ut mihi Tubero, cum de se eadem dicerem, ignosceret; cuius ego industriae gloriaeque faveo, uel propter propinquam cognationem, uel quod eius ingenio studiisque delector, uel quod laudem adulescentis propinqui existimo etiam ad me aliquem fructum redundare.

Traduzione all'italiano


Osserva, ti prego, o Tuberone, come io, che non ho esitazioni a parlare del mio caso, osi parlare di quello di Ligario. E perciò ho ricordato questi fatti che mi riguardano, affinché Tuberone, quando dirà altrettanto di lui, mi scusi; alla sua lodevole attività io guardo con favore o per la stretta parentela o perché mi compiaccio del suo ingegno e dei suoi studi o perché credo che il merito del mio giovane parente ritorni anche in parte a mio onore.

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