Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Ligario, 33.

Versione originale in latino


Quid de fratribus dicam? Noli, Caesar, putare, de unius capite nos agere; aut tres Ligarii retinendi tibi in civitate sunt aut tres ex civitate exterminandi. Quodvis exsilium his est optatius quam patria, quam domus, quam di penates uno illo exsulante. Si fraterne, si pie, si cum dolore faciunt, moveant te horum lacrimae, moveat germanitas; valeat tua vox illa, quae vicit. Te enim dicere audiebamus nos omnis adversarios putare nisi qui nobiscum essent, te omnis qui contra te non essent tuos. Videsne igitur hunc splendorem omnem, hanc Brocchorum domum, hunc L. Marcium, C. Caesetium, L. Corfidium, hos omnis equites Romanos, qui adsunt veste mutata, non solum notos tibi, verum etiam probatos viros? Atque his irascebamur, hos requirebamus, his non nulli etiam minabantur. Conserva igitur tuis suos ut, quem ad modum cetera quae dicta sunt a te, sic hoc verissimum reperiatur.

Traduzione all'italiano


Che dirò dei fratelli? Non credere, o Cesare che noi stiamo trattando della sorte di uno solo: o tutti e tre i Ligari devono essere mantenuti tra i cittadini o tutti e tre espulsi. Qualunque esilio è per essi preferibile alla patria, alla casa, agli dèi penati qualora quello solo resti esule. Se essi agiscono per affetto fraterno, mossi da vero dolore, làsciati commuovere dalle loro lacrime e dalla loro pietà fraterna; torni ad aver valore quella tua dichiarazione, che favorì la tua vittoria. Ci giungevano, infatti, all'orecchio, queste tue parole: che noi giudicavamo nemici tutti quelli che non erano con noi; tu giudicavi tuoi amici tutti quelli che non erano contro di te. Guarda, dunque, tutti gli illustri, personaggi qui presenti, la famiglia dei Brocchi, Lucio Marcio, Gaio Cesezio, Lucio Coifidio, tutti i cavalieri romani che sono qui in veste mutata, uomini che tu non solo conosci ma anche apprezzi. Noi, invece, con questi eravamo in collera, reclamavamo la loro presenza nelle nostre file, alcuni di noi arrivavano anche a minacciarli. Conserva, dunque, ai tuoi amici i loro congiunti, sicché anche questa, come tutte le altre tue parole, risulti del tutto rispondente a verità.

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