Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Ligario, 11.

Versione originale in latino


Haec admirabilia, sed prodigi simile est quod dicam. Non habet eam vim ista accusatio ut Q. Ligarius condemnetur, sed ut necetur. Hoc egit civis Romanus ante te nemo; externi sunt isti mores, aut levium Graecorum, aut immanium barbarorum qui usque ad sanguinem incitari solent odio. Nam quid agis aliud? Ut Romae ne sit, ut domo careat? Ne cum optimis fratribus, ne cum hoc T. Broccho avunculo, ne cum eius filio consobrino suo, ne nobiscum vivat, ne sit in patria? Num est, num potest magis carere his omnibus quam caret? Italia prohibetur, exsulat. Non tu hunc ergo patria privare, qua caret, sed vita vis.

Traduzione all'italiano


Questo fa meraviglia, ma quanto dirò è terribile. Codesta accusa non mira alla condanna ma all'uccisione di Quinto Ligario. Questo, prima di te, non l'ha mai fatto alcun cittadino romano: rientra negli usi degli stranieri o nella leggerezza dei Greci o nella efferatezza dei barbari. Che altro tenti di fare? Che egli non abiti a Roma; che sia privo della sua casa; che non conviva coi suoi ottimi fratelli, con lo zio Tito Brocco qui presente, col figlio di lui, suo cugino, con noi; che non risieda in patria? Ci risiede forse; potrebbe essere privo di tutto ciò, più di quanto ne è privo? Gli si impedisce l'accesso in Italia, vive da esule. Tu dunque non vuoi privarlo della patria che gli manca, ma della vita.

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