Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Deiotaro, 9.

Versione originale in latino


Cum facile orari, Caesar, tum semel exorari soles. Nemo umquam te placavit inimicus, qui ullas resedisse in te simultatis reliquias senserit. Quamquam cui sunt inauditae cum Deiotaro querellae tuae? Num quam tu illum accusavisti ut hostem, sed ut amicum officio parum functum, quod propensior in Cn. Pompeii amicitiam fuisset quam in tuam: cui tamen ipsi rd veniam te daturum fuisse dicebas, si tantum auxilia Pompeio, vel si etiam filium misisset, ipse aetatis excusatione usus esset.

Traduzione all'italiano


Tu di solito, Cesare, sei sensibile alle preghiere, così come ti lasci convincere una volta per tutte: nessuno che fosse tuo avversario ti ha mai placato per poi ravvisare in te la presenza di qualche traccia di risentimento. E tuttavia a chi sono sconosciute le lagnanze da parte tua sul conto di Deiotaro? Non gli hai mai rinfacciato di essere un nemico, tutt'al più un amico che ha adempiuto poco il suo dovere, perché a tuo giudizio era stato più solerte nell'amicizia con Cn. Pompeo che in quella con te; però dicevi che gli avresti perdonato appunto questo atteggiamento, se allora avesse sì mandato aiuti a Pompeo e perfino il proprio figlio, ma avesse per se stesso accampato la scusa dell'età.

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