Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Deiotaro, 4.

Versione originale in latino


Perturbat me, C. Caesar, etiam illud interdum, quod tamen cum te penitus recognovi, timere desino: re enim iniquum est, sed tua sapientia fit aequissimum: nam dicere apud eum de facinore, contra cuius vitam consilium facinoris inisse arguare, cum per se ipsum consideres, grave est; nemo enim fere est qui sui periculi iudex non sibi se aequiorem quam reo praebeat: sed tua, C. Caesar, praestans singularisque natura hunc mihi metum minuit. Non enim tam timeo quid tu de rege Deiotaro, quam intellego quid de te ceteros velis iudicare.

Traduzione all'italiano


A tratti, C. Cesare, avverto anche un altro motivo di turbamento, e tuttavia nel momento in cui io riconosco il tuo vero animo cesso di stare in apprensione, perché si tratta di una situazione in sé sfavorevole, che diventa però la più favorevole grazie alla tua saggezza. Parlare infatti di un attentato di fronte alla persona contro la vita del quale si è accusati di aver ordito l'attentato, se si considera la cosa in sé, sarebbe un fatto grave, perché non c'è praticamente nessuno che, giudicando una causa riguardante un pericolo da lui corso, non si mostri meglio disposto verso se stesso che verso l'imputato. Ma la tua inimitabile e unica generosità, Cesare, ha dissipato questo mio timore: sono preoccupato infatti per la decisione che vorrai prendere sul re Deiotaro, ma più ancora comprendo che cosa vuoi che gli altri decidano sul tuo conto.

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