Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Pro Caelio, 74

Versione originale in latino


Vellem alio potius eum cupiditas gloriae detulisset; sed abiit huius tempus querellae. Accusavit C. Antonium, collegam meum, cui misero praeclari in rem publicam beneficii memoria nihil profuit, nocuit opinio maleficii cogitati. Postea nemini umquam concessit aequalium, plus ut in foro, plus ut in negotiis versaretur causisque amicorum, plus ut valeret inter suos gratia. Quae nisi vigilantes homines, nisi sobrii, nisi industrii consequi non possunt, omnia labore et diligentia est consecutus.

Traduzione all'italiano


Io avrei desiderato, per verità, che la sua sete di gloria lo avesse altrimenti indirizzato nell'accusa; ma ormai è troppo tardi per dolersene. Accusò egli dunque il mio collega Gaio Antonio, al quale, disgraziato, non servi a nulla il ricordo delle proprie benemerenze verso lo Stato, nocque invece la fama di aver pensato a cospirare a suo danno. Dopo d'allora, Celio non fu secondo ad alcuno de' suoi coetanei, né nel foro, né nel trattare gli affari e le cause degli amici, né nell'autorità acquista­ta fra i suoi. Tutto quello a cui solo gli uomini vigili, sobri, alacri possono arrivare, egli conseguì con l'applicazione e la diligenza.

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