Atreyu
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traduzione versione latino da Cicerone, Post reditum in senatu, 19

Versione originale in latino


quid ego de praestantissimo viro, T. Annio, dicam, aut quis de tali cive satis digne umquam loquetur? qui cum videret sceleratum civem aut domesticum potius hostem, si legibus uti liceret, iudicio esse frangendum, sin ipsa iudicia vis impediret ac tolleret, audaciam virtute, furorem fortitudine, temeritatem consilio, manum copiis, vim vi esse superandam, primo de vi postulavit; postea quam ab eodem iudicia sublata esse vidit, ne ille omnia vi posset efficere curavit; qui docuit neque tecta neque templa neque forum nec curiam sine summa virtute ac maximis opibus et copiis ab intestino latrocinio posse defendi; qui primus post meum discessum metum bonis, spem audacibus, timorem huic ordini, servitutem depulit civitati.

Traduzione all'italiano


Che cosa potrei dire di un grand'uomo qual è Tito Annio, o chi mai potrebbe trovare parole adeguate all'altezza di un cittadino così esemplare? Costui era ben consapevole delle alternative: qualora avesse ancora un senso ricorrere alle leggi, un cittadino scellerato, o direi piuttosto un vero e proprio "nemico in patria" doveva essere abbattuto coi mezzi appunto di un'azione giudiziaria; ma qualora la violenza scavalcasse, esautorandole, le procedure giudiziarie, allora bisognava rispondere all'audacia col valore, alla follia distruttiva col coraggio, alla temerarietà con la risolutezza politica, alla prepotenza di un pugno di scellerati con truppe regolari, insomma: alla violenza con la violenza. In base a tali alternative, Tito Annio Milone propese innanzitutto per una citazione in giudizio con l'accusa di violenza ai danni dello Stato; ma poi, quando si rese conto che ogni procedura giudiziaria era stata da quello esautorata, ha fatto in modo ch'egli non fosse in grado di mandare ad effetto i suoi propositi avvalendosi dell'arma della violenza. Costui dunque ci ha insegnato che né le nostre famiglie, né i templi, né il Foro né tantomeno la Curia potevano essere difese dall'assalto di una banda di briganti che cova nel seno della nostra stessa Patria senza dar fondo a tutto il nostro valore, o senza ricorrere all'utilizzo di ingenti risorse e truppe. Costui infine è stato il primo, dopo il mio allontanamento, a stornare il terrore dai cittadini onesti, a smantellare la speranza di uomini senza scrupoli, ad allontanare il timore dall'ordine senatorio, a scongiurare il pericolo che la città cadesse in servaggio.

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