Versione originale in latino
si, patres conscripti, pro vestris immortalibus in me fratremque meum liberosque nostros meritis parum vobis cumulate gratias egero, quaeso obtestorque ne meae naturae potius quam magnitudini vestrorum beneficiorum id tribuendum putetis. quae tanta enim potest exsistere ubertas ingeni, quae tanta dicendi copia, quod tam divinum atque incredibile genus orationis, quo quisquam possit vestra in nos universa promerita non dicam complecti orando, sed percensere numerando? qui mihi fratrem optatissimum, me fratri amantissimo, liberis nostris parentes, nobis liberos, qui dignitatem, qui ordinem, qui fortunas, qui amplissimam rem publicam, qui patriam, qua nihil potest esse iucundius, qui denique nosmet ipsos nobis reddidistis.
Traduzione all'italiano
Se, o senatori, per i vostri infiniti servigi nei confronti miei, di mio fratello e dei miei figli vi ringrazierò in maniera inadeguata, vi prego e vi supplico di attribuire questo alla mia natura piuttosto che alla modesta grandezza dei vostri benefici. Infatti quale fertilità di ingegno, quale ricchezza di eloquenza può essere tanto grande, quale linguaggio essere tanto divino e straordinario con il quale qualcuno possa, non dico abbracciare tutte quante le vostre benemerenze nei nostri confronti a parole, ma passarle in rassegna enumerandole? Voi che avete restituito a me il mio amatissimo fratello, al mio tenerissimo fratello me, ai nostri figli i genitori, a noi i nostri figli, la dignità, l'ordine, la prosperità, l'illustrissima repubblica, la patria, della quale niente può esserci più caro, in breve, avete restituito proprio noi a noi stessi.