Versione originale in latino
Quam ob rem melius apud bonos quam apud fortunatos beneficium collocari puto. Danda omnino opera est, ut omni generi satis facere possimus, sed, si res in contentionem veniet, nimirum Themistocles est auctor adhibendus, qui cum consuleretur, utrum bono viro pauperi an minus probato diviti filiam collocaret 'Ego vero, inquit, malo virum, qui pecunia egeat, quam pecuniam quae viro'. Sed corrupti mores depravatique sunt admiratione divitiarum; quarum magnitudo quid ad unumquemque nostrum pertinet? Illum fortasse adiuvat, qui habet; ne id quidem semper; sed fac iuvare; utentior sane sit, honestior vero quomodo? Quod si etiam bonus erit vir, ne impediant divitiae quominus iuvetur, modo ne adiuvent, sitque omne iudicium, non quam locuples, sed qualis quisque sit. Extremum autem praeceptum in beneficiis operaque danda, ne quid contra aequitatem contendas, ne quid pro iniuria; fundamentum enim est perpetuae commendationis et famae iustitia, sine qua nihil potest esse laudabile.
Traduzione all'italiano
Perciò ritengo che sia meglio collocare un beneficio presso i buoni che presso i dotati di fortuna. Bisogna, in genere, adoperarsi per soddisfare persone di ogni classe sociale, ma se si dovrà scegliere, certamente bisognerà seguire l'esempio di Temistocle; avendogli chiesto un tale se dovesse dare la figlia in sposa ad un uomo onesto ma povero o ad un uomo ricco ma meno onesto, rispose: "Preferisco, in verità, un uomo che manchi di denaro, anziché il denaro che manchi di un uomo". Ma a causa dell'ammirazione per le ricchezze si corrompono e depravano i costumi; ma la grandezza di esse in che riguarda ciascuno di noi? Forse giova a colui che le possiede, e neppure sempre; ma ammettiamo che giovi: sia pure, ma in qual modo potrà essere più onesto? Che se sarà anche un galantuomo, le sue ricchezze non dovranno impedire che gli si faccia del bene, purché non ne siano la ragione. Ogni giudizio riguardi non quanto ciascuno sia ricco, ma quali siano le sue qualità morali. L'ultimo consiglio nel dare benefici e nel rendere servigi è di non fare nulla contro l'equità e nulla a favore dell'ingiustizia; il fondamento di un continuo favore e di una fama perpetua è la giustizia, senza la quale non può esistere nulla degno di lode.