Versione originale in latino
O delirationem incredibilem! (non enim omnis error stultitia dicenda est). Quibus etiam Diogenes Stoicus concedit aliquid, ut praedicere possint dumtaxat qualis quisque natura et ad quam quisque maxume rem aptus futurus sit; cetera quae profiteantur negat ullo modo posse sciri; etenim geminorum formas esse similis, vitam atque fortunam plerumque disparem. Procles et Eurysthenes, Lacedaemoniorum reges, gemini fratres fuerunt; at ii nec totidem annos vixerunt (anno enim Procli vita brevior fuit), multumque is fratri rerum gestarum gloria praestitit. At ego id ipsum, quod vir optumus Diogenes Chaldaeis quasi quadam praevaricatione concedit, nego posse intellegi. Etenim cum, ut ipsi dicunt, Ortus nascentium luna moderetur, eaque animadvertant et notent sidera natalicia Chaldaei, quaecumque lunae iuncta videantur, oculorum fallacissimo sensu iudicant ea quae ratione atque animo videre debebant. Docet enim ratio mathematicorum, quam istis notam esse oportebat, quanta humilitate luna feratur terram paene contingens, quantum absit a proxuma Mercuri stella, multo autem longius a Veneris, deinde alio intervallo distet a sole, cuius lumine conlustrari putatur; reliqua vero tria intervalla infinita et immensa, a sole ad Martis, inde ad Iovis, ab eo ad Saturni stellam; inde ad caelum ipsum, quod extremum atque ultumum mundi est. Quae potest igitur contagio ex infinito paene intervallo pertinere ad lunam vel potius ad terram?
Traduzione all'italiano
Oh delirio incredibile! (ché non ogni errore può esser chiamato semplicemente "stoltezza"). E ad essi anche Diogene stoico concede qualcosa, cioè che sappiano predire soltanto quale carattere avrà ciascun singolo nato e a quale attività sarà particolarmente idoneo; nega, invece, che si possa in alcun modo sapere tutto il resto che essi pretendono di determinare: difatti, egli dice, i gemelli hanno costituzione fisica eguale, ma vita e sorte quasi sempre differenti. Procle ed Euristene, entrambi re di Sparta, furono fratelli gemelli; ma non vissero lo stesso numero di anni (Procle morì un anno prima di suo fratello) e Procle fu molto superiore al fratello per la gloria delle imprese compiute. Ma io sostengo che è impossibile sapere anche quelle cose che l'ottimo Diogene concede ai Caldei per una specie di accordo sottobanco. Se la luna, come essi stessi dicono, regola le nascite dei bambini, e i Caldei osservano e prendono nota di quelle costellazioni che influiscono sulle nascite e che appaiono in congiunzione con la luna, allora essi giudicano con l'ingannevolissima sensazione della vista ciò che avrebbero dovuto vedere col ragionamento e con l'intelletto. I calcoli degli astronomi, che costoro avrebbero dovuto conoscere, mostrano quanto sia bassa l'orbita della luna, tanto da sfiorare quasi quella della terra, quanto la luna sia lontana da Mercurio, che è la stella più vicina, e molto più lontana da Venere, e ancora un grande intervallo la separi dal sole, dalla cui luce si ritiene che sia illuminata; gli altri tre intervalli, poi, sono infiniti ed immensi: dal sole a Marte, da Marte a Giove, da Giove a Saturno; e di qui alla volta celeste, che è il limite estremo e ultimo dell'universo. Quale influsso, dunque, vi può essere da una distanza pressoché infinita fino alla luna, o, piuttosto, alla terra?