Versione originale in latino
Quid ego nunc dicam petere eum tecum consulatum qui hominem carissimum populo Romano, M. Marium, inspectante populo Romano uitibus per totam urbem ceciderit, ad bustum egerit, ibi omni cruciatu lacerarit, vivo stanti collum gladio sua dextera secuerit, cum sinistra capillum eius a vertice teneret, caput sua manu tulerit, cum inter digitos eius rivi sanguinis fluerent; qui postea cum histrionibus et cum gladiatoribus ita vixit ut alteros libidinis, alteros facinoris adiutores haberet; qui nullum in locum tam sanctum ac tam religiosum accessit in quo non, etiam si in aliis culpa non esset, tamen ex sua nequitia dedecoris suspicionem relinqueret; qui ex curia Curios et Annios, ab atriis Sapalas et Caruilios, ex equestri ordine Pompilios et Vettios sibi amicissimos comparavit; qui tantum habet audaciae, tantum nequitiae, tantum denique in libidine artis et efficacitatis, ut prope in parentum gremiis praetextatos liberos constuprarit? Quid ego nunc tibi de Africa, quid de testium dictis scribam? Nota sunt, et ea tu saepius legito; sed tamen hoc mihi non praetermittendum videtur, quod primum ex eo iudicio tam egens discessit quam quidam iudices eius ante illud iudicium fuerunt, deinde tam inuidiosus ut aliud in eum iudicium cottidie flagitetur. Hic se sic habet ut magis timeant, etiam si quierit, quam ut contemnant, si quid commoverit. Quanto melior tibi fortuna petitionis data est quam nuper homini novo, C. Coelio! ille cum duobus hominibus ita nobilissimis petebat ut tamen in iis omnia pluris essent quam ipsa nobilitas, summa ingenia, summus pudor, plurima beneficia, summa ratio ac diligentia petendi; ac tamen eorum alterum Coelius, cum multo inferior esset genere, superior nulla re paene, superavit. Qua re tibi, si facies ea quae natura et studia quibus semper usus es largiuntur, quae temporis tui ratio desiderat, quae potes, quae debes, non erit difficile certamen cum iis competitoribus qui nequaquam sunt tam genere insignes quam vitiis nobiles; quis enim reperiri potest tam improbus civis qui velit uno suffragio duas in rem publicam sicas destringere?
Traduzione all'italiano
E perché non potrei ora dire che aspira con te al consolato un uomo che, sotto lo sguardo del popolo romano ha battuto con le verghe, trascinandolo per tutta la città un persona assai cara al popolo romano, Marco Mario, lo ha condotto accanto ad un monumento funebre, straziandolo con ogni genere di supplizi e, mentre era vivo ed opponeva resistenza, l'ha decapitato con la sua destra, tenendolo per i capelli con la sinistra. ed ha portato via la testa con la sua mano, mentre scorrevano tra le.sue dita rivoli. di sangue? Egli, che successivamente fu in tale comunanza di vita con istrioni e gladiatori da trovare nei primi compagni di lussuria, nei secondi complici di delitti; egli che non potè entrare in alcun luogo tanto sacro e venerabile, in cui, pur rimanendo assenti colpe altrui, la sua dissolutezza non lasciasse un sospetto di infamia; egli che si prese come intimi amici, nel Senato, i Curii e gli Annii, nelle sale di vendita i Sapala ed i Carvilii, nell'ordine equestre i Pompilii ed ì Vezzii; egli che è così audace e perverso, cosi abile infine e capace di raggiungere il proprio scopo nella lussuria da riuscire a far violenza ai figli vestiti di pretesta quasi fin nelle braccia dei loro genitori? Che bisogno c'è che io ti scriva dell'Africa, delle parole dei testimoni. Sono cose ben note, e tu leggile più e più volte. Queste cose tuttavia non ritengo di dover passare sotto silenzio: in primo luogo il fatto che sia uscito da quel processo tanto povero, quanto alcuni dei suoi giudici prima del processo e, in secondo luogo, che sia divenuto talmente impopolare, che ogni giorno si chiede un altro processo contro di lui. E' tale la sua situazione che essi lo temono anche se è tranquillo, più che trascurarlo se è in fermento. Quanto sono migliori le condizioni della tua candidatura, rispetto a quelle presentatesi, recentemente, ad un altro uomo nuovo, Gaio Celio! Egli aspirava al consolato assieme a due uomini che erano assai nobili, ma che avevano tutte qualità superiori alla stessa nobiltà: grandissima intelligenza, altissimo senso morale, innumerevoli benemerenze, estrema accortezza e scrupolo estremo nel condurre la campagna elettorale. E tuttavia Celio ebbe ragione di uno di loro, pur essendo molto inferiore per nascita e pur non superandolo quasi in nessun campo. Perció tu, se metterai in azione i mezzi che ti elargiscono la tua disposizione naturale e gli studi che hai sempre praticato, se farai ciò che richiedono le circostanze attuali, ciò che puoi, ciò che devi, non avrai da sostenere una lotta difficile con quegli avversari, che sono più famosi per i loro vizi che per la loro origine illustre. Ed infatti si può trovare un cittadino tanto disonesto che voglia puntare, con un unico voto, due pugnali contro lo Stato?