Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Commentariolum petitionis, 12.

Versione originale in latino


Audivi hoc dicere quendam de quibusdam oratoribus, ad quos causam suam detulisset, gratiorem sibi orationem eius fuisse qui negasset quam illius qui recepisset; sic homines fronte et oratione magis quam ipso beneficio rei capiuntur. Verum hoc probabile est, illud alterum subdurum tibi homini Platonico suadere, sed tamen tempori tuo consulam. Quibus enim te propter aliquod officium necessitudinis adfuturum negaris, tamen ii possunt abs te placati aequique discedere; quibus autem idcirco negaris, quod te impeditum esse dixeris aut amicorum hominum negotiis aut gravioribus causis aut ante susceptis, inimici discedunt omnesque hoc animo sunt ut sibi te mentiri malint quam negare. C. Cotta, in ambitione artifex, dicere solebat se operam suam, quod non contra officium rogaretur, polliceri solere omnibus, impertire iis apud quos optime poni arbitraretur; ideo se nemini negare, quod saepe accideret causa cur is cui pollicitus esset non uteretur, saepe ut ipse magis esset vacuus quam putasset; neque posse eius domum compleri qui tantum modo reciperet quantum videret se obire posse; casu fieri ut agantur ea quae non putaris, illa quae credideris in manibus esse ut aliqua de causa non agantur; deinde esse extremum ut irascatur is cui mendacium dixeris. Id, si promittas, et incertum est et in diem et in paucioribus; sin autem [id] neges, et certe abalienes et statim et pluris; plures enim multo sunt qui rogant ut uti liceat opera alterius quam qui utuntur. Qua re satius est ex his aliquos aliquando in foro tibi irasci quam omnis continuo domi, praesertim cum multo magis irascantur iis qui negent quam ei quem videant ea ex causa impeditum ut facere quod promisit cupiat si ullo modo possit. Ac ne videar aberrasse a distributione mea, qui haec in hac populari parte petitionis disputem, hoc sequor, haec omnia non tam ad amicorum studia quam ad popularem famam pertinere: etsi inest aliquid ex illo genere, benigne respondere, studiose inservire negotiis ac periculis amicorum, tamen hoc loco ea dico quibus multitudinem capere possis, ut de nocte domus compleatur, ut multi spe tui praesidi teneantur, ut amiciores abs te discedant quam accesserint, ut quam plurimorum aures optimo sermone compleantur.

Traduzione all'italiano


Io ho sentito uno raccontare, a proposito di certi oratori ai quali voleva affidare la sua causa, che gli era riuscito più gradito il discorso di chi gli aveva rifiutato il patrocinio, del discorso di chi l'aveva assunto. Così gli uomini si lasciano attrarre più dall'atteggiamento e dai discorsi che dalla realtà dello stesso beneficio. Ma questo precetto può ottenere la tua approvazione, l'altro è alquanto difficile farlo ammettere ad un Platonico quale tu sei; tuttavia provvederò a ciò che richiede la tua situazione. In effetti le persone, alle quali hai negato la tua assistenza per un qualche dovere di amicizia, possono tuttavia allontanarsi da te tranquille e serene; ma quelle a cui tu hai detto di no, dichiarando di essere impedito o dagli affari degli amici o da cause più importanti, o da cause assunte in precedenza, se ne vanno adirate, e tutte sono in una tale disposizione d'animo da preferire che tu dica il falso piuttosto che rifiutare la tua assistenza. Gaio Cotta, un maestro nel brigare, era solito dire che egli prometteva a tutti i suoi servigì, purché non fossero contrari ai suoi doveri, e che li dedicava a quanti, secondo lui, lo potessero ricompensare nel modo migliore; egli per questo non diceva di no a nessuno, perché di frequente si presentava un motivo che impediva alla persona, alla quale aveva fatto una promessa, di approfittarne, di frequente accadeva che egli stesso fosse più libero di quanto pensasse. Diceva anche che non può avere la casa piena chi accetta soltanto quegli impegni che vede di poter attuare; che il caso può far sì che un affare su cui non contavamo risponda alla nostra aspettativa, e che un altro, che credevamo di avere nelle nostre mani, resti in sospeso per un qualche motivo; peraltro l'ultima cosa da temere è che si adiri la persona a cui si è mentito. Questo rischio, se si fa una promessa, è incerto, lontano, limitato a pochi casi; se invece si dà un rifiuto, si possono creare con certezza inimicizie subito ed in gran numero; infatti sono molto più numerosi quanti chiedono di poter usufruire dei servigi altrui di quanti ne usufruiscono in realtà. E' pertanto preferibile che talvolta qualcuno di loro si adiri con te nel foro che tutti immediatamente dopo a casa tua, soprattutto perché ci si irrita molto di più con quanti oppongono un rifiuto, piuttosto che con un uomo chiaramente impedito da un motivo tale, che nondimeno desidera compiere quanto ha promesso, se ha una qualche possibilità di compierlo. E perché non sembri che io abbia deviato dallo sviluppo degli argomenti, discutendo di ciò in una parte riservata al favore popolare nella campagna elettorale, io sono convinto che tutto ciò riguarda non tanto l'interesse degli amici, quanto la fama che si acquista presso il popolo; anche se qualche precetto si ricollega e quel genere di atteggiamento, come il rispondere amabilmente, il dedicarsi con zelo agli affari ed ai rischi degli amici, tuttavia io tratto a questo punto dei mezzi con cui poter attrarre la massa, perché la tua casa sia piena nel cuore della notte, perché molti siano a te attratti dalla speranza di un tuo aiuto, perché si allontanino da te più amici di quanti si sono avvicinati a te, perché le orecchie del massimo numero di persone siano colpite dagli elogi.

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