Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Brutus, 173.

Versione originale in latino


Duobus igitur summis Crasso et Antonio L. Philippus proxumus accedebat, sed longo intervallo tamen proxumus. itaque eum, etsi nemo intercedebat qui se illi anteferret, neque secundum tamen neque tertium dixerim. nec enim in quadrigis eum secundum nume raverim aut tertium qui vix e carceribus exierit, cum palmam iam primus acceperit, nec in oratoribus qui tantum absit a primo, vix ut in eodem curriculo esse videatur. sed tamen erant ea in Philippo quae, qui sine comparatione illorum spectaret, satis mag na diceret: summa libertas in oratione, multae facetiae; satis creber in reperiendis, solutus in explicandis sententiis; erat etiam in primis, ut temporibus illis, Graecis doctrinis institutus, in altercando cum aliquo aculeo et maledicto facetus.
aetatem ageret Athenis optumeque loqueretur omnium. sic, ut opinor, in nostris est quidam urbanorum sicut illic Atticorum sonus. sed domum redeamus, id est ad nostros revortamur.

Traduzione all'italiano


Ai due sommi, Crasso e Antonio, si accostava, più da vicino che ogni altro, Lucio Filippo: e tuttavia, sempre a grande distanza. Per questo, anche se in mezzo non vi era alcuno che lo sopravanzasse, non lo direi tuttavia né secondo né terzo. Infatti nelle corse di quadrighe non conterei come secondo o terzo uno che a stento fosse uscito dai cancelli, quando il primo avesse già ottenuto la palma, e così nemmeno tra gli oratori uno che fosse tanto distante dal primo, quasi da non parer di correre sulla stessa pista. Vi erano tuttavia in Filippo qualità che, a considerarle senza far paragoni con quegli altri,"' si potevano dire grandi abbastanza: somma libertà di parola, molta arguzia; sufficiente ricchezza d'inventiva, e scioltezza nello sviluppare le idee; per i suoi tempi, era anche tra i meglio preparati nelle dottrine greche; e nel contraddittorio sapeva essere faceto, non senza qualche stoccata e contumelia.

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