Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Brutus, 140.

Versione originale in latino


Verba ipsa non illa quidem elegantissimo sermone; itaque diligenter loquendi laude caruit—neque tamen est admodum inquinate locutus —, sed illa, quae proprie laus oratoris est in verbis. nam ipsum Latine loqui est illud quidem [est], ut paulo ante dixi, in magna laude ponendum, sed non tam sua sponte quam quod est a pleris que neglectum: non enim tam praeclarum est scire Latine quam turpe nescire, neque tam id mihi oratoris boni quam civis Romani proprium videtur.
sed tamen Antonius in verbis et eligendis, neque id ipsum tam leporis causa quam ponderis, et conlocandis et comprensione devinciendis nihil non ad rationem et tamquam ad artem dirigebat; verum multo magis hoc idem in sententiarum ornamentis et conformationibus.

Traduzione all'italiano


Nell'elocuzione non raggiungeva il massimo dell'eleganza; perciò non ebbe fama di parlatore accurato - e tuttavia non parlava con un linguaggio del tutto privo di purezza -, ma gli mancò quello che costituisce, nelle scelte linguistiche, il pregio peculiare dell'oratore. Giacché il fatto stesso di parlare un latino puro è sì, come ho detto poco fa, una qualità da tenere in gran pregio, ma non tanto di per sé, quanto perché trascurata dai più: in fatti non è tanto prestigioso sapere il latino, quanto vergognoso il non saperlo, e questa non mi sembra tanto una qualità del buon oratore, quanto del cittadino romano. Ma tuttavia non vi era niente che Antonio, sia nella scelta delle parole - e qui non badava tanto a una fine eleganza, quanto all'imponenza dell'effetto - sia nella loro collocazione e nel loro concatenamento in periodi, non regolasse secondo un calcolo preciso, e come in base alle norme dell'arte; però ciò era molto più evidente dal modo in cui adornava i pensieri per mezzo del linguaggio figurato.

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