Versione originale in latino
Ita proelium restitutum est, atque omnes hostes terga verterunt nec prius fugere destiterunt quam ad flumen Rhenum milia passuum ex eo loco circiter L pervenerunt. Ibi perpauci aut viribus confisi tranare contenderunt aut lintribus inventis sibi salutem reppererunt. In his fuit Ariovistus, qui naviculam deligatam ad ripam nactus ea profugit; reliquos omnes consecuti equites nostri interfecerunt. Duae fuerunt Ariovisti uxores, una Sueba natione, quam domo secum eduxerat, altera Norica, regis Voccionis soror, quam in Gallia duxerat a fratre missam: utraque in ea fuga periit; duae filiae: harum altera occisa, altera capta est. C. Valerius Procillus, cum a custodibus in fuga trinis catenis vinctus traheretur, in ipsum Caesarem hostes equitatu insequentem incidit. Quae quidem res Caesari non minorem quam ipsa victoria voluptatem attulit, quod hominem honestissimum provinciae Galliae, suum familiarem et hospitem, ereptum ex manibus hostium sibi restitutum videbat neque eius calamitate de tanta voluptate et gratulatione quicquam fortuna deminuerat. Is se praesente de se ter sortibus consultum dicebat, utrum igni statim necaretur an in aliud tempus reservaretur: sortium beneficio se esse incolumem. Item M. Metius repertus et ad eum reductus est.
Traduzione all'italiano
Così si riaccese il combattimento, e tutti i nemici volsero le spalle, né cessarono di fuggire prima che giungessero al fiume Reno, circa cinque miglia da quel luogo. Qui pochissimi o fidando nelle forze tentarono di passare a nuoto o, essendo state rinvenute delle barche, trovarono a se stessi salvezza (si misero in salvo). Tra questi fu Ariovisto, il quale, avendo trovato una barchetta legata alla riva, fuggì con quella; i nostri cavalieri, avendo raggiunto tutti gli altri, li uccisero. Ariovisto aveva due mogli, una Sveva di nazione, che aveva condotto con sé dalla patria, l'altra Norica, sorella del Voccione, che, mandata dal fratello, aveva sposato in Gallia: l'una e l'altra perirono in quella fuga. Ebbe due figlie: una di queste fu uccisa, l'altra presa. Gaio Valerio Procillo, mentre, legato con tre catene, era trascinato dai guardiani nella fuga, si imbatté in Cesare stesso, il quale inseguiva i nemici con la cavalleria. Tale cosa certamente arrecò a Cesare piacere non minore che la vittoria stessa, perché vedeva l'uomo, il più onorevole della Provincia di Gallia, suo familiare e ospite, strappato dalle mani dei nemici, restituito a sé, e la fortuna non aveva scemato con la sua sciagura alcunché di tanto piacere e gioia. Egli diceva che era stato deliberato tre volte con i sortilegi riguardo a lui, essendo egli presente, se dovesse essere ucciso subito con il fuoco, o essere riservato ad altro tempo; (diceva che) egli era salvo per beneficio della sorte. Parimenti Marco Mezio fu ritrovato e ricondotto a lui.