panesotta
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Versione originale in latino


"Cui dono lepidum novum libellum
arido modo pumice expolitum?
Corneli, tibi: namque tu solebas
meas esse aliquid putare nugas,
iam tum, cum ausus es unus Italorum
omne aevum tribus explicare chartis,
doctis, Iupiter, et laboriosis.
quare habe tibi quidquid hoc libelli,
qualecumque; quod, o patrona virgo,
plus uno maneat perenne saeclo!"

Traduzione all'italiano


"A chi dedico leggiadro e nuovo il libretto
uscito appena, terso dall'arida pomice?
a te, Cornelio, perché hai stimato
queste cosucce mie non indegne,
già allora, quando tu solo fra gl'Itali osasti
trattare l'universale istoria in tre volumi
dotti, per Giove, e laboriosi.
Perciò accetta questo libretto quale che sia
e per quel che vale. Ed esso, o vergine protettrice,
resti vivo nei tempi."

Il Carme 1, intitolato poi genericamente "Dedica a Cornelio Nepote", contiene appunto un proemio all'opera e la dedica. Il componimento è in endecasillabi faleci, verso di larghissimo uso sia nella poesia greca che in quella latina. Prende il suo nome dal poeta alessandrino Faleco, il quale ne fece frequente impiego come verso stichico; ma il suo uso è molto più antico e risale all'epoca arcaica. Schema: X X | — ∪ ∪ — | ∪ — | ∪ — X ]. Nel primo verso l'autore immagina di avere in mano il primo esemplare del suo "libellus" (come lo chiama lui stesso alla fine del verso) e si domanda a chi dedicarlo. L'aggettivo "lepidus" è da riferire più che altro all'aspetto del volume, più che al suo contenuto, e ciò vale anche per "novus", da intendere come "appena venuto alla luce". Segue una lode a Cornelio e una notazione temporale di questa ammirazione, legata a quando già, con azzardo (per la difficoltà dell'impresa) e unico tra gli Italici, Cornelio aveva steso la storia universale in tre volumi dotti e, "per Giove!", laboriosi: si tratta della perduta "Chronica". Evidentemente la dedica avvenne quando Varrone e Attico non avevano ancora pubblicato i loro "Annali".

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