Mika
di Mika
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Versione originale in latino


Quis fuit, horrendos primus qui protulit enses?
Quam ferus et vere ferreus ille fuit!
Tum caedes hominum generi, tum proelia nata,
Tum brevior dirae mortis aperta via est.
An nihil ille miser meruit, nos ad mala nostra
Vertimus, in saevas quod dedit ille feras?
Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt,
Faginus adstabat cum scyphus ante dapes.
Non arces, non vallus erat, somnumque petebat
Securus sparsas dux gregis inter oves.
Tunc mihi vita foret, volgi nec tristia nossem
Arma nec audissem corde micante tubam;
Nunc ad bella trahor, et iam quis forsitan hostis
Haesura in nostro tela gerit latere.
Sed patrii servate Lares: aluistis et idem,
Cursarem vestros cum tener ante pedes.
Neu pudeat prisco vos esse e stipite factos:
Sic veteris sedes incoluistis avi.
Tum melius tenuere fidem, cum paupere cultu
Stabat in exigua ligneus aede deus.
Hic placatus erat, seu quis libaverat uva,
Seu dederat sanctae spicea serta comae,
Atque aliquis voti compos liba ipse ferebat
Postque comes purum filia parva favum.
At nobis aerata, Lares, depellite tela,
[***]
[***]
Hostiaque e plena rustica porcus hara.
Hanc pura cum veste sequar myrtoque canistra
Vincta geram, myrto vinctus et ipse caput.
Sic placeam vobis: alius sit fortis in armis
Sternat et adversos Marte favente duces,
Ut mihi potanti possit sua dicere facta
Miles et in mensa pingere castra mero.
Quis furor est atram bellis accersere mortem?
Inminet et tacito clam venit illa pede.
Non seges est infra, non vinea culta, sed audax
Cerberus et Stygiae navita turpis aquae;
Illic percussisque genis ustoque capillo
Errat ad obscuros pallida turba lacus.
Quam potius laudandus hic est, quem prole parata
Occupat in parva pigra senecta casa.
Ipse suas sectatur oves, at filius agnos,
Et calidam fesso conparat uxor aquam.
Sic ego sim, liceatque caput candescere canis,
Temporis et prisci facta referre senem.
Interea pax arva colat.
pax candida primum
Duxit araturos sub iuga curva boves,
Pax aluit vites et sucos condidit uvae,
Funderet ut nato testa paterna merum,
Pace bidens vomerque nitent-at tristia duri
Militis in tenebris occupat arma situs-
Rusticus e lucoque vehit, male sobrius ipse,
Uxorem plaustro progeniemque domum.
Sed Veneris tum bella calent, scissosque capillos
Femina perfractas conqueriturque fores.
Flet teneras subtusa genas, sed victor et ipse
Flet sibi dementes tam valuisse manus.
At lascivus Amor rixae mala verba ministrat,
Inter et iratum lentus utrumque sedet.
A, lapis est ferrumque, suam quicumque puellam
Verberat: e caelo deripit ille deos.
Sit satis e membris tenuem rescindere vestem,
Sit satis ornatus dissoluisse comae,
Sit lacrimas movisse satis: quater ille beatus,
Quo tenera irato flere puella potest.
Sed manibus qui saevus erit, scutumque sudemque
Is gerat et miti sit procul a Venere.
At nobis, Pax alma, veni spicamque teneto,
Perfluat et pomis candidus ante sinus.

Traduzione all'italiano


Chi fu colui che per primo inventò le orrende guerre? Quanto fu feroce, anzi inumano colui! Per la specie umana sono cominciate allora le stragi, allora i combattimenti, ed è stata aperta una via più breve per la morte crudele. Forse che quell'infelice non ebbe alcuna colpa? Noi abbiamo volto ai nostri mali, ciò che lui ha inventato, contro bestie feroci. Questo è il difetto dell'oro che rende ricchi, non ci furono le guerre, quando la coppa di legno di faggio era davanti alle vivande; né fortificazioni di pietra, né palizzate c'erano, e il pastore si addormentava tranquillo tra le pecore dai velli di diverso colore. Fossi io vissuto in quel tempo, non avrei conosciuto le tristi armi di Valgio, e non avrei udito la tromba con il cuore in tumulto. Ora mi si trascina in guerra, e già forse qualche nemico porta i dardi destinati a conficcarsi nel mio fianco. Ma salvatemi, patrii Lari: voi stessi che mi avete allevato quando, ancora bambino, scorrazzavo ai vostri piedi. E non ci si vergogni che voi siete fatti di vecchio legno: così avete abitato l'antica dimora degli avi. Allora si manteneva meglio la propria fede, quando, oggetto di un culto povero, il dio aveva la sua statua di legno in una stretta nicchia. Qui era placato, sia che qualcuno avesse offerto vino, sia che avesse applicato corone di spighe alla sacra chioma; e qualcuno, ottenuta la grazia, egli stesso portava focacce e dietro di lui, come compagna, la figlia piccola (portava) un favo di miele puro. Ma da me, Lari, allontanate le spade di bronzo, [***] e un maiale del porcile pieno sarà una vittima campagnola; la seguirò con una veste candida e porterò canestri intrecciati di mirto avendo io stesso il capo cinto di mirto. Così io vi sia gradito: un altro sia forte nelle armi, e abbatta i condottieri avversari con il favore di Marte affinché da soldato possa raccontare le sue imprese a me che bevo e tracciare sulla tavola con il vino il perimetro dell'accampamento. Che follia è questa di affrettare la morte oscura con le guerre? Quella ci sovrasta minacciosa e avanza di nascosto con passo silenzioso. Sotto terra non ci sono coltivazioni, né vigne, ma l'arrogante Cerbero e il laido traghettatore delle acque dello Stige; e lì con le guance graffiate e i capelli bruciacchiati la pallida folla erra presso le oscure paludi. Si deve piuttosto lodare quello di cui, procreati molti figli, la vecchiaia si impossessa lenta in una piccola capanna. Lui stesso continua a seguire le sue pecore, e il figlio gli agnelli, e a lui stanco la moglie prepara l'acqua calda. Così possa essere io, e possa il mio capo diventare bianco e, da vecchio, narrare le vicende del tempo antico. Frattanto la pace faccia prosperare i campi: la pace candida per prima cosa condusse ad arare i buoi curvi sotto i gioghi; la pace fece crescere le viti e ripose il succo d'uva, per versare al figlio il vino puro con l'anfora paterna; con la pace brillano la marra e il vomero, mentre la ruggine ricopre le funeste armi del crudele soldato abbandonato in un angolo. Il contadino, mezzo ubriaco lui stesso, da un luogo (sacro) riposta a casa col carro la moglie e i figli.

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