Pillaus
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Versione originale in latino


At Iulius Auspex e primoribus Remorum, vim Romanam pacisque bona dissertans et sumi bellum etiam ab ignavis, strenuissimi cuiusque periculo geri, iamque super caput legiones, sapientissimum quemque reverentia fideque, iuniores periculo ac metu continuit: et Valentini animum laudabant, consilium Auspicis sequebantur. Constat obstitisse Treviris Lingonibusque apud Gallias, quod Vindicis motu cum Verginio steterant. Deterruit plerosque provinciarum aemulatio: quod bello caput? Unde ius auspiciumque peteretur? Quam, si cuncta provenissent, sedem imperio legerent? Nondum victoria, iam discordia erat, aliis foedera, quibusdam opes virisque aut vetustatem originis per iurgia iactantibus: taedio futurorum praesentia placuere.
Scribuntur ad Treviros epistulae nomine Galliarum ut abstinerent armis, impetrabili venia et paratis deprecatoribus, si paeniteret: restitit idem Valentinus obstruxitque civitatis suae auris, haud perinde instruendo bello intentus quam frequens contionibus.

Traduzione all'italiano


Ma Giulio Auspice, uno dei più autorevoli fra i Remi, argomentò sulla forza dei Romani e i beni della pace, dicendo che alla guerra vanno anche i vili, ma che a condurla ci vuole gente di grande valore che sappia rischiare, e che ormai le legioni stavano loro addosso. Così trattenne i più saggi, richiamandosi al rispetto della parola data, e i più giovani con la paura del pericolo: il loro plauso andava al coraggio di Valentino, ma seguirono il consiglio di Auspice. Una cosa è certa: agli occhi delle Gallie, nocque ai Treviri e ai Lingoni l’essersi schierati dalla parte di Virginio al tempo della sollevazione di Vindice. Molti furono distolti dalle rivalità interne: a chi sarebbe toccata la direzione della guerra? dove attingere il diritto e gli auspici? quale sede scegliere per l’impero in caso di successo? Non avevano ancora ottenuto la vittoria, ma già prevaleva la discordia; chi vantava i propri patti d’alleanza con altri popoli, chi le proprie risorse e la forza o le origini antiche: tutto in scontri violenti. Le nebulose prospettive del futuro rendevano accettabile il presente. Indirizzano un documento ai Treviri, a nome delle Gallie, perché depongano le armi: in caso di pentimento, era possibile il perdono e si dicevano pronti a intercedere in loro favore. L’opposizione venne dal solito Valentino, che rese sordi i suoi concittadini, ma era meno attivo a preparare la guerra che a prendere la parola nelle assemblee.

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