Versione originale in latino
Erant quibus adpetentior famae videretur, quando etiam sapientibus cupido gloriae novissima exuitur. Ruina soceri in exilium pulsus, ut Galbae principatu rediit, Marcellum Eprium, delatorem Thraseae, accusare adgreditur. Ea ultio, incertum maior an iustior, senatum in studia diduxerat: nam si caderet Marcellus, agmen reorum sternebatur. Primo minax certamen et egregiis utriusque orationibus testatum; mox dubia voluntate Galbae, multis senatorum deprecantibus, omisit Priscus, variis, ut sunt hominum ingenia, sermonibus moderationem laudantium aut constantiam requirentium. Ceterum eo senatus die quo de imperio Vespasiani censebant, placuerat mitti ad principem legatos. Hinc inter Helvidium et Eprium acre iurgium: Priscus eligi nominatim a magistratibus iuratis, Marcellus urnam postulabat, quae consulis designati sententia fuerat.
Traduzione all'italiano
Appariva a taluno un po’ troppo desideroso di mettersi in vista: il fatto è che per il sapiente la brama di gloria è l’ultima a cadere. Costretto all’esilio in seguito alla rovina del suocero, quando, col principato di Galba, poté ritornare, si impegnò per mettere sotto accusa Marcello Eprio, il delatore di Trasea. Questa operazione di vendetta - difficile dire se più clamorosa o più giusta - aveva prodotto due schieramenti in senato: la caduta di Marcello significava infatti la fine per tutto un gruppo di colpevoli. Dallo scontro, inizialmente tempestoso, come documenta l’alta oratoria espressa dalle due parti, finì per desistere Prisco, in seguito alla volontà di Galba di non andare a fondo e alle pressioni di molti senatori. Questa rinuncia provocò giudizi disparati (perché varia è la natura umana) tra chi lodava la sua moderazione e chi recriminava sulla sua fermezza. Fatto sta che, nella seduta in cui il senato votò l’attribuzione dell’impero a Vespasiano, si decide di mandare una delegazione al principe. Fu l’occasione di un aspro scontro tra Elvidio ed Eprio: Prisco chiedeva una scelta individuale da parte dei magistrati previo giuramento, Marcello il sorteggio; così si era espresso il console designato.