Versione originale in latino
Isdem diebus L. Vitellius positis apud Feroniam castris excidio Tarracinae imminebat, clausis illic gladiatoribus remigibusque, qui non egredi moenia neque periculum in aperto audebant. Praeerat, ut supra memoravimus, Iulianus gladiatoribus, Apollinaris remigibus, lascivia socordiaque gladiatorum magis quam ducum similes. Non vigilias agere, non intuta moenium firmare: noctu dieque fluxi et amoena litorum personantes, in ministerium luxus dispersis militibus, de bello tantum inter convivia loquebantur. Paucos ante dies discesserat Apinius Tiro donisque ac pecuniis acerbe per municipia conquirendis plus invidiae quam virium partibus addebat.
Traduzione all'italiano
In quei giorni Lucio Vitellio, accampato presso Feronia, minacciava la distruzione di Terracina, città dentro la quale stavano rinchiusi gladiatori e marinai, senza che osassero uscire dalle mura e affrontare il nemico in campo aperto. Come già detto, i gladiatori erano al comando di Giuliano, e i marinai di Apollinare, simili entrambi, per l’infingarda propensione a spassarsela, a gladiatori più che a comandanti. Non assicuravano i servizi di guardia e le difese nei punti più vulnerabili delle mura; gavazzando giorno e notte, riempivano quelle meravigliose spiagge di un chiasso ininterrotto e, mentre impiegavano i soldati per i loro bagordi, pensavano alla guerra soltanto a tavola. Qualche giorno prima aveva lasciato Terracina Alpinio Tirone, per requisire, nei municipi vicini, beni in natura e denaro, e la durezza del suo operato procurava ai Flaviani più risentimento che seguaci.